L’irlandese Daniel Martin (Israel Start Up Nation) ha vinto la diciassettesima tappa del 104° Giro d’Italia, la frazione interamente trentina di 193 km che portava i corridori da Canazei all’inedito traguardo in salita di Sega di Ala. Al secondo posto si è classificato il portoghese Joao Almeida (Deceuninck Quick Step) a 13” con l’inglese Simon Yates (BikeExchange) terzo a 30”. Eccellente la prova del livornese Diego Ulissi (UAE Emirates), quarto a 1’20, davanti a Damiano Caruso (Bahrain Victorious), con il duo Ineos Grenadier, composto da Daniel Martinez e dalla maglia rosa Egan Bernal a 1’23”. Il colombiano, pur nella sua peggiore giornata, ha conservato saldamente la maglia rosa con un vantaggio di 2’21” su Caruso e 3’23 sul rimontante Yates. Dietro a questo trio c’è il vuoto, posto che il quarto in graduatoria, Alexander Vlasov (Astana Premier Tech), è staccato di 6’03”.
La partenza in discesa da Canazei ha prodotto una prima ora a 52 di media. Il susseguente rallentamento generava la fuga di giornata con i seguenti 20 corridori: Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën), Giovanni Carboni (Bardiani-CSF-Faizanè), Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), Luis Leon Sanchez (Astana-PremierTech), Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), Valerio Conti, Alessandro Covi, Diego Ulissi (UAE Team Emirates), James Knox, Pieter Serry (Deceuninck-QuickStep), Jan Hirt, Quinten Hermans, Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty-Gobert), Dan Martin (Israel Start-Up Nation), Felix Großschartner (Bora-hansgrohe), Matteo Badilatti (Groupama-FDJ), Matteo Jorgenson, Antonio Pedrero (Movistar), Jacopo Mosca (Trek-Segafredo) e Simone Ravanelli (Androni Giocattoli – Sidermec). Questi attaccanti raggiungevano un vantaggio massimo di 5’30” a 100 km dall’arrivo.
Yates, a questo punto, schierava la Bike Exchange davanti per tenere alto il ritmo del gruppo. In questo modo il vantaggio dei fuggitivi scendeva, dapprima, a 3’40” ai piedi del GPM di San Valentino e poi a 2’30 in cima alla salita, a 37 km dal traguardo, dove transitava primo Bouchard che così consolidava la sua maglia azzurra. Davanti, con il francese, rimanevano Carboni, Martin, Moscon, Pedrero e Ravanelli. A metà discesa una caduta toglieva di mezzo il duo Trek Segafredo: Giulio Ciccone riusciva temporaneamente a rientrare in gruppo, per poi staccarsi sull’ascesa finale, mentre Vincenzo Nibali riportava danni al braccio destro, la parte già lesionata nell’infortunio al polso del 14 aprile, terminando la tappa attardato di più d’un quarto d’ora. Il suo Giro potrebbe essere finito.
Il sestetto al comando attaccava la salita finale di 12 km con 1’30” di vantaggio su un gruppo ormai ridotto a 20 unità. Martin rompeva subito gli indugi sgretolando gli attaccanti. La sua scelta si dimostrava vincente perché dietro si scatenava il pandemonio. Ai meno 5 partiva Almeyda. Poco dopo era la volta di Yates che si trascinava dietro Bernal con il fido Martinez. Caruso limitava i danni. A tre km dall’arrivo il colpo di scena: cedeva Bernal. Martinez non se ne accorgeva subito e doveva praticamente fermarsi ad aspettarlo. Rientravano così sul duo Ineos Caruso ed un sorprendente Ulissi. Yates superava Almeyda per poi venire, a sua volta, saltato dal portoghese sotto lo striscione dell’ultimo chilometro. Martin, intanto, andava a cogliere una meritatissima vittoria. Avendo già vinto tappe a Tour e Vuelta, ora fa parte del ristretto club di chi ha vinto in tutti i tre grandi giri. Bernal arrivava stravolto, pur conservando un solido vantaggio in classifica. Cosa sarebbe successo se non avesse avuto Martinez al suo fianco resterà argomento di mistero perenne. Dopotutto, è proprio per questo che la Ineos viene definita una corazzata e non una squadra.
Domani è in programma la 18ma frazione da Rovereto a Stradella, la più lunga del Giro 2021 con i suoi 231 km. Con i suoi saliscendi finali, sembra fatta su misura per Diego Ulissi sempre che non vada a buon fine l’inevitabile fuga di giornata.