Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha vinto il 117° Giro di Lombardia conquistando il suo terzo successo consecutivo nella classica monumento conclusiva della stagione. Il fuoriclasse di Komenda ha così eguagliato Alfredo Binda, autore d’una tripletta tra il 1925 e il 1927, e potrà l’anno prossimo inseguire il poker di Fausto Coppi, trionfatore in quattro edizioni consecutive dal 1946 al 1949. Diversamente dai due precedenti successi ottenuti in volate ristrette, rispettivamente su Fausto Masnada (Soudal Quick Step) nel 2021 ed Enric Mas (Team Movistar) l’anno scorso a Como, questa volta lo sloveno non ha voluto lasciare nulla al caso, presentandosi solo sul traguardo bergamasco di Via Roma. Nel platonico sprint dei battuti, giunti staccati di 51”, il valtellinese Andrea Bagioli (Soudal Quick Step) ha prevalso sull’altro sloveno Primoz Roglic (Jumbo Visma).
La prima parte della corsa è stata caratterizzata dalla fuga d’un gruppo di 16 corridori, formatosi durante l’ascesa al Ghisallo: Thomas De Gendt (Lotto Dstny), Samuele Battistella (Astana Qazaqstan), Mattia Bais (Eolo Kometa), Nicolò Buratti (Bahrain Victorious), Jacob Eriksson (Tudor Pro Cycling Team), Simon Geschke (Cofidis), Asbjorn Hellemose (Lidl Trek), Paul Ourselin (Total Energies), Nicolas Prodhomme (AG2R Citroen), Kamil Malecki (Q36.5), Alex Tolio e Martin Marcellusi (Green Project-Bardiani CSF Faizanè), Nils Brun (Tudor Pro Cycling Team), Ben Swift (Ineos Grenadiers), Nicola Conci e Tobias Bayer (Alpecin Deceuninck). Questo drappello, il cui vantaggio massimo ha raggiunto i tre minuti, restava in avanscoperta per 120 chilometri. Dietro, nel frattempo, si assisteva alla caduta, apparentemente senza conseguenze di Remco Evenepoel (Soudal Quick Step). La corsa entrava nel vivo a 80 chilometri dal traguardo con l’attacco, da dietro, del tandem gaelico composto dall’irlandese Ben Healy (EF Education EasyPost) e dallo scozzese Oscar Onley (Team DSM Firmenich). I due raggiungevano e superavano gli attaccanti della prima ora tra i quali riuscivano a restare agganciati solo Marcellusi e Prodhomme. Al passaggio in vetta a Zambla Alta il quartetto conservava 52” sul gruppo dei migliori. Al termine della discesa si registrava una nuova caduta che coinvolgeva il vincitore del 2016 Esteban Chaves e il campione olimpico Richard Carapaz (EF Education Easypost), il conquistatore dell’edizione estiva 2020, il danese Jakub Fuglsang (Israel Premier Tech) e il basco Mikel Landa (Bahrain Victorious).
All’imbocco del decisivo Passo di Ganda si presentava Healy con a rimorchio Marcellussi, l’unico capace di resistere alla progressione del vincitore della tappa di Fossombrone quest’anno al Giro. Il minuto di vantaggio del duo si dissolveva nello spazio di un paio di chilometri sotto la spinta impressa al gruppo da Adam Yates (UAE Team Emirates). A metà salita restavano solo dieci corridori davanti, tra questi non c’era Evenepoel, decisamente in giornata no. Pogacar, astutamente, favoriva un attacco del compagno, facendosi staccare insieme a Roglic che, a questo punto, era costretto a inseguire. Nel momento in cui sembrava materializzarsi il ricongiungimento, Tadej partiva, non lontano dal punto in cui sferrò l’attacco decisivo nel 2021. Lo seguiva, e soprattutto gli dava il cambio, il russo Aleksandr Vlasov (Bora Hansgrohe). Questa azione, che si stabilizzava con un margine di 15”, imponeva a Roglic a un nuovo sfiancante inseguimento. Il campione di Trbovlje riusciva a rientrare in vetta al Ganda. In realtà, come cantava 40 anni fa il gruppo britannico Imagination, il ricongiungimento era Just an illusion.
All’imbocco della discesa, infatti, vedendo il rivale stremato, Tadej operava l’allungo decisivo. Lentamente, ma in modo inesorabile, il suo vantaggio aumentava chilometro dopo chilometro su un gruppo di sei ricompattatosi alle sue spalle, tutti, comunque, troppo stremati per poter dare vigore all’inseguimento. In vetta a Colle Aperto, Pogacar raggiungeva il minuto di margine. Infine, dopo la picchiata da Bergamo Alta verso il centro della città, il figlio del Tricorno aveva il tempo anche di rallentare per salutare la folla e godersi questo suo ennesimo trionfo che lo conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, come l’indiscutibile numero uno del ciclismo mondiale. Lo aspettiamo al Giro d’Italia l’anno prossimo.