Ultimo atto sostanziale di una estenuante stagione, il Giro di Lombardia, in programma domani, torna sul percorso Como – Bergamo, affrontato l’ultima volta cinque anni fa. Quel giorno, l’1 ottobre 2016, sul traguardo di Via Roma, il colombiano Esteban Chaves beffò il piemontese Diego Rosa ed il connazionale Rigoberto Uran al termine di una gara spettacolare. Domani la 115esima edizione della corsa delle foglie morte promette di non essere da meno.
Ritornato nella sua tradizionale collocazione autunnale dopo l’estemporaneo trasloco a Ferragosto nel 2020, il Lombardia di quest’anno presenta ben 4.400 metri di dislivello al termine di 239 chilometri di cui ben pochi pianeggianti. Dopo una breve fase introduttiva, la salita alla Madonna del Ghisallo aprirà la produzione dell’acido lattico nelle gambe dei corridori. Dopo la discesa, entrati in provincia di Bergamo, i ciclisti, nello spazio di 90 chilometri dovranno affrontare un poker letale di scalate. Poco prima del centesimo chilometro, infatti, ci sarà l’ascesa alla Roncola, 9,4 chilometri al 6,6% di pendenza media, cui seguiranno in rapida successione Berbenno, 6,8 chilometri al 4,4%, Dossena e Zambla Alta. Prese singolarmente nessuna di queste arrampicate è durissima. In sequenza, però, potrebbero risultare molto indigeste, soprattutto se il ritmo in partenza sarà alto.
A Ponte Nossa, al termine della discesa da Zambla Alta, mancheranno poco più di 50 chilometri all’arrivo. I successivi dieci concederanno un breve momento di tregua prima d’affrontare il Passo di Ganda che porta a Selvino. Non solo la salita ma anche la discesa su Nembro potranno costituire terreno fertile per chi avrà ancora energie per attaccare. Non è, pertanto, da escludere che chi aspiri ad un arrivo solitario si sia già sbarazzato dalla concorrenza a questo punto, quando saremo ai meno 15 dall’arrivo. Saranno senza difficoltà, invece, i dieci chilometri che porteranno in seguito all’antica Porta San Lorenzo, costruita dai veneziani e successivamente ribattezzata in onore di Giuseppe Garibaldi dopo che l’eroe dei due mondi liberò Bergamo con i suoi Cacciatori delle Alpi nel 1859. Qui, a cinque chilometri dal traguardo, inizierà il breve e feroce dentello di Colle Aperto, con tanto di tratto finale in pavè, che porterà la corsa nella città alta. A questo punto lo striscione della linea d’arrivo disterà solo tremila metri, interamente in discesa. Assisteremo, quindi, ad una lunghissima volata ad alta velocità, qualora il destino della gara non fosse stato ancora deciso.
A fine stagione le energie rimaste ai corridori sono sempre poche. Questo è il motivo per cui la selezione al Giro di Lombardia è sempre stata netta. Lo fu anche quattordici mesi fa, seppure si fosse all’inizio dell’attività, in un 15 agosto decisamente torrido. Quella corsa fu dominata dall’Astana Premier Tech che la conquistò con il danese Jakub Fuglsang precedendo il neozelandese George Bennett, domani alla sua ultima recita in maglia Jumbo Visma prima di passare alla UAE Emirates, ed il compagno di squadra, il russo Aleksandr Vlasov. Il pronostico di domani appare decisamente lineare con i dioscuri sloveni Tadej Pogacar (UAE Emirates) e Primoz Roglic (Jumbo Visma) contrapposti allo squadrone della Deceuninck Quick Step, forte non solo dell’appena confermato campione del mondo Julian Alaphilippe ma anche del golden boy Remco Evenepoel, desideroso d’esorcizzare la corsa che l’anno scorso lo vide rischiare la carriera, ed anche qualcosa di più, nella drammatica caduta al termine della discesa dalla Colma di Sormano. A sfidare questo duopolio ci saranno soprattutto i due vecchietti terribili del ciclismo mondiale: Vincenzo Nibali (Trek Segafredo), su cui riposano le speranze d’Italia, ed il murciano Alejandro Valverde, al suo passo d’addio ad una corsa che tanto ha amato e mai conquistato. C’è rischio di pioggia in partenza ma poi dovrebbe prevalere il bel tempo. Sarà, quindi, una corsa ben diversa dalla Parigi – Roubaix di domenica scorsa. Speriamo non lo sia la nazionalità del vincitore.