La Serie A è nel pallone. La crescita esponenziale di contagi Covid si abbatte anche sul mondo del calcio, con le rose di molte squadre del massimo campionato falcidiate dai casi di positività. La Lega Calcio però tira dritto. The show must go on. Anche perché le finestre disponibili per recuperare le partite rinviate sono pochissime, in un calendario sempre più fitto di match e competizioni da disputare.
Dopo la pausa natalizia, la Serie A è ripartita ieri, 6 gennaio, con la ventesima giornata. Ben quattro match su dieci sono saltati dopo lo stop imposto dalle Asl: Salernitana-Venezia, Atalanta-Torino, Fiorentina-Udinese e Bologna-Inter. Sono circa 100 i tesserati della massima serie risultati positivi al Covid. Intanto in fretta e furia la Lega Calcio ha varato un nuovo protocollo, secondo il quale è possibile giocare regolarmente purché siano disponibili almeno tredici calciatori (di cui almeno un portiere). Chi deciderà di non giocare pur avendo questi requisiti subirà lo 0-3 a tavolino e un punto di penalizzazione. Un modo per portare a termine un campionato che evidentemente anche nelle prossime settimane dovrà fare i conti con questa nuova ondata pandemica.
“Il regolamento adottato permetterà di proseguire la stagione e portare a termine il campionato di Serie A Tim, con l’auspicio che non intervengano più le ASL con provvedimenti confusi e incoerenti che, al momento, stanno creando gravi danni al sistema sportivo italiano, con devastanti impatti economici e riflessi di carattere sociale”, si legge nel duro comunicato della Lega.
Il caos della Serie A coinvolge direttamente anche la politica, con una cabina di regia permanente annunciata dalla sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali. Inoltre il governo sta lavorando ad un intesa tra le Regioni e la Lega di Serie A per “stabilire una regolamentazione uniforme e con criteri precisi” per “garantire la regolarità del campionato e la sicurezza di giocatori e appassionati”. Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini annunciando che mercoledì ci sarà una riunione della Conferenza Stato-Regioni per trovare l’intesa con la Lega, alla quale parteciperanno anche il ministro della Salute Roberto Speranza e il sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali.
L’obiettivo dell’incontro, spiega il ministro, è quello di garantire il prosieguo del campionato nonostante l’aumento dei casi. Il rischio però è che il campionato – con diversi giocatori per squadra fermati dal Covid – finisca per essere falsato. Per questo molti addetti ai lavori avevano chiesto uno stop della Serie A, ipotesi rispedita al mittente dalla Lega, che per contro, come detto, si è dotata del nuovo protocollo.
La sensazione, dopo il triste spettacolo di ieri, è che al momento regni il caos. Se Salernitana, Bologna, Torino e Udinese sono state fermate dalle Asl visto l’alto numero di contagiati, è anche vero che il Verona ha regolarmente giocato a La Spezia nonostante i dieci casi accertati. Surreale anche quanto accaduto al Dall’Ara di Bologna, con l’Inter che si è regolarmente allenata sul terreno di gioco, pur sapendo che quella partita non si sarebbe disputata. L’arbitro Ayroldi dopo la canonica attesa di 45 minuti ha fischiato la fine della partita. Scene simili anche a Salerno, Firenze e Bergamo. “C’è una grande confusione – ha dichiarato l’ad dell’Inter Giuseppe Marotta -, stiamo assistendo a situazioni anomale. Mancano le linee guida tra lo sport e il Ministero della Salute, bisogna decidere sul protocollo da attuare. La competenza delle Asl va limitata”.
Un caso nel caso (e nel caos) di questa giornata è rappresentato dal fatto che il Napoli nel big match contro la Juventus ha schierato tre giocatori messi in quarantena dalla Asl: si tratta di Piotr Zielinski, Stanislav Lobotka e Amir Rrahmani. Secondo le norme anti Covid, sarebbero dovuti restare in quarantena perché sono entrati in contatto con persone positive e sono sprovvisti della terza dose “booster” di vaccino (e con la seconda dose avvenuta da più di 120 giorni). Come è possibile allora che abbiano giocato?
Il Napoli ha fatto riferimento al protocollo istituito dalla Federcalcio nel giugno 2020, che permette anche ai non vaccinati di potersi spostare dalla propria abitazione al lavoro, a patto di presentare un tampone negativo effettuato entro le 48 ore antecedenti l’esercizio lavorativo. Inoltre la società azzurra ha sottolineato come per i tre giocatori non siano ancora passati cinque mesi dalla somministrazione della seconda dose, e quindi per loro era impossibile fare la terza (la somministrazione della terza dose dopo quattro mesi si può fare solo dal 10 gennaio). Il Napoli ora rischia una sanzione amministrativa per non aver rispettato le indicazioni di un’autorità locale come la Asl. Quel che è certo è che solo regole ben definite e uguali per tutti permetteranno non solo di portare a termine la stagione, ma di evitare scene surreali come quelle di ieri. In tal senso l’incontro con il governo in programma mercoledì dovrebbe essere risolutivo. Altrimenti meglio fermarsi.