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Pugile italiano muore sul ring dopo un colpo dell’avversario | Video

Il carpigiano Christian Daghio aveva 49 anni e aveva vinto 7 titoli mondiali di thaiboxe: steso durante un incontro di boxe, è rimasto in coma una settimana, prima del decesso

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 5 Nov. 2018 alle 07:16 Aggiornato il 5 Nov. 2018 alle 07:17

Un pugile e thaiboxer italiano, Christian Daghio, è morto all’ospedale di Bangkok, in Thailandia, dopo aver subito un duro colpo durante un combattimento.

Il decesso è avvenuto venerdì 2 novembre 2018 dopo una settimana di agonia. Daghio, 49 anni, era finito in coma sul ring durante la 12esima ripresa di un incontro per il titolo mondiale di boxe (pesi supermedi) contro il pugile thailandese Don Parueang, di dodici anni più giovane.

Nato a Carpi, in provincia di Modena, Daghio nella sua carriera ha vinto 7 titoli mondiali di thaiboxe, sport nel quale era famoso in tutto il mondo.

Questa passione lo aveva portato molti anni fa a trasferirsi in Thailandia. Era diventato professionista nel 1993 e aveva vinto anche tre medaglie di bronzo con la nazionale italiana.

Chiusa la carriera da thaiboxer (170 incontri, di cui 131 vinti), si era dato al pugilato: era campione d’Asia in carica.

Nel 2006 a Pattaya, nota località turistica thailandese, aveva anche aperto la scuola-resort ‘Kombat Group’, dedicata agli appassionati di thaiboxe.

“È morto come voleva morire”, ha dichiarato il fratello della vittima, Fabrizio Daghio. “Non ho rimpianti perché lui era fatto così, diceva di voler combattere fino a ottant’anni. Il ring era la sua vita ed è morto da campione”.

“Puntava al terzo titolo di campione d’Asia di boxe ed stato anche campione intercontinentale di questa disciplina”, ha detto il famigliare al quotidiano modenese Il Resto del Carlino.

“Mio fratello aveva una compagna in Thailandia e una bambina di 5 anni che ancora non sa che il papà è morto. Voglio che si sappia che il suo Kombat Group resterà aperto, faremo di tutto per mantenere il resort in Thailandia perché era il suo sogno realizzato. Lo facciamo per la sua memoria, per la bambina e per i 40 lavoratori”.

“Per lui il pugilato non è solo uno sport e la palestra non è solo business. Tutto questo è il risultato della sua passione ed è diventato il suo modo di vivere”, è stato scritto dopo la morte di Daghio sul sito web del resort ‘Kombat Group’.

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