Il capitano della Juventus Giorgio Chiellini ha presentato il suo nuovo libro “Io, Giorgio” in un’intervista a Repubblica, occasione in cui si è tolto numerosi sassolini dalle scarpe. Il primo nome fatto dal capitano è quello dell’attaccante del Brescia, Mario Balotelli: “Balotelli è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo. In Confederations Cup contro il Brasile, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi. Per qualcuno era tra i primi cinque al mondo, io non ho mai pensato neppure che potesse essere tra i primi dieci o venti”.
Per queste dichiarazioni è arrivata la pronta risposta di superMario che in una story su Instagram ha replicato con veemenza, rivendicando un’onestà intellettuale e un coraggio diversi rispetto al difensore juventino, con cui ha condiviso alcuni momenti in Nazionale. Questa la replica di Mario: “Io almeno ho la sincerità e il coraggio di dire la cose in faccia. Tu dal 2013 avresti avuto tante occasioni per farlo, comportandoti da vero uomo, ma non l’hai fatto. Chissà cosa dirai un giorno dei compagni di oggi, strano capitano… Se questo vuol dire essere un campione, allora preferisco non esserlo. E alla maglia azzurra non ho mai mancato di rispetto”.
Inevitabile, infine, una battuta su una possibile ripresa della Serie A: “È durissima ma il nostro mestiere è tornare in campo. Devo confessarlo: a casa con le mie tre donne, mia moglie e le due bambine, sono stato benissimo. E quando la Juve mi ha richiamato alla Continassa mi è piombata la tristezza addosso. Però mi è bastato uscire con la macchina allo svincolo di Venaria perché mi si riaccendesse subito qualcosa. È stato bello ricominciare. Questa pandemia ci sta insegnando a vivere il presente, ad adattarci a cambiamenti quotidiani, a ragionare su un futuro di due mesi al massimo. Avevamo comunque bisogno di ripartire, non è semplice e l’ho notato in compagni più giovani di me. Se penso a tre mesi senza tifosi mi passa la voglia. Ci vorrà una forza mentale sovrumana e difatti mi chiedo: ma perché lo devo fare? Ma anche: e perché no? È il nostro lavoro e dobbiamo adattarci, come anche a tutto il resto”.