Marc Gasol, stella del basket spagnolo e giocatore della Nba (il più prestigioso campionato di basket al mondo), è stato uno dei soccorritori della donna abbandonata nel Mediterraneo e tratta in salvo ieri, 17 luglio 2018, dall’Open Arms.
Il campione dei Grizzlies, la squadra di Memphis, con uno stipendio da 24 milioni di dollari l’anno, ha deciso di passare le vacanze a bordo di una nave nel Mediterraneo, cercando di salvare più vite di migranti possibili.
E non è la prima volta. Già l’estate scorsa Marc – senza dire niente a nessuno – prese la stessa decisione.
Chi è Marc Gasol
Marc Gasol Sáez, questo il nome completo, nasce a Barcellona il 29 gennaio 1985. Di lavoro fa il giocatore di basket e gioca nei Memphis Grizzlies nella NBA, il più importante campionato di basket del mondo, con un compenso di circa 24 milioni di dollari.
Centro di 216 centimetri, è il fratello minore di Pau, anch’egli cestista NBA.
Cresciuto nelle categorie inferiori con la seconda squadra del Barcellona, nella stagione 2005-06 entra a far parte in modo definitivo nella prima squadra dei blaugrana. Nella stagione 2006-07 passa al CB Girona.
Nel 2006 con la nazionale spagnola ha vinto la medaglia d’oro ai mondiali.
Nella stagione 2008-09 esordisce nella NBA, avendo firmato un contratto con i Memphis Grizzlies, la stessa squadra in cui aveva esordito il fratello maggiore Pau, poi passato dai Grizzlies ai Los Angeles Lakers nel corso del 2008.
A Memphis, Marc dimostra di non essere solo il fratello di Pau Gasol ma di essere un grande centro, soprattutto in fase difensiva. Proprio per le sue qualità di difensore nel 2013 vince il premio come miglior difensore NBA e con i Grizzlies arriva fino alle finali di Western Conference, perse poi per 4-0 contro i San Antonio Spurs.
Insomma, non l’ultimo dei cestisti.
Come nasce il rapporto con l’Ong Open Arms? A spingere Marc a farsi avanti è stata “la fotografia che nel 2015 ha fatto il giro del mondo, quella del piccolo Aylan Kurdi, morto in un naufragio sulle rive della Turchia, mi ha provocato un senso di rabbia – le sue parole ai media spagnoli -. A quel punto per me era chiaro che tutte le persone devono fare la loro parte per far sì che queste cose non accadano più”.
“È stato allora che ho incontrato la gente di Open Arms. Mi hanno fatto capire che è una realtà drammatica in cui vivono molti bambini in tutto il mondo. Per me è stato uno shock. Così mi sono messo a disposizione”.