“Siamo la Juve e non ci riceve la prefettura”. Questo il testo di un sms rintracciato sul telefonino del dirigente della Juventus Fabio Paratici inviato il 3 settembre per dare conto di quanto stava accadendo per risolvere la “pratica” relativa alla cittadinanza di Suarez. Nello smartphone ci sono anche messaggi con l’allora ministra dei Trasporti Paola De Micheli, sua amica da anni, che lo stava aiutando nella procedura. Sono decine le chat WhatsApp, la mail e gli sms allegati agli atti dell’inchiesta della magistratura di Perugia che svelano i contatti tra i protagonisti di quella vicenda che si concluse con l’esame farsa del giocatore presso l’Università per stranieri di Perugia.
Il 7 settembre Paratici parla sempre via messaggio con un altro manager della Juventus: “Se riesci 16,15 vieni al jtc che ti parlo di Sarri e Higuain… magari ci colleghiamo anche con Gabasio”. “Sì si vengo così ci allineiamo su Suarez… 5 minuti e sono lì… Cesare non risponde… Credo abbia qualcosa con Eca… io ce l’ho domani dalle 10 alle 14”.
In una chat l’avvocatessa della Juve, Turco, annuncia: “Hanno deliberato la sessione esame del 17 come sdoppiamento di quella del 22 per evitare assembramenti. Pertanto la sessione non sarebbe solo per il ragazzo. È quindi chiaro che se non si presenta in quanto non va in porto il tesseramento non ci sono problemi. Mi sta per chiamare la responsabile dei corsi. Lo organizzo facendo mandare la richiesta dall’avvocato spagnolo in nome e per conto del calciatore. Vi aggiorno. M.”.
Il 29 agosto sul telefono di Paratici viene rintracciato un altro messaggio: “Sono in un posto dove non prende ti chiamo alle 22 per Suarez”. Il giorno dopo riceve un messaggio: “Fabio la mail per Ivan è pronta… la mando?” “Manda a pres e a Ivan”. “Al Pres l’ho mandata 1 ora fa… Adesso la mando a Ivan ok? Sei in entrambe le mail in copia”. “Ok”. “Mandata”.