La corte per l’arbitrato sportivo ha annullato la decisione di disputare nuovamente la finale della Champions League africana tra i tunisini dell’Esperance e i marocchini del Wydad Casablanca, rovesciando il verdetto della Confederazione del calcio africano (CAF). La diatriba era iniziata dopo che il Wydad aveva lasciato il campo nella gara di ritorno dopo essere venuti a conoscenza del mancato funzionamento del VAR in seguito all’annullamento di un goal che avrebbe significato il pareggio.
L’Esperance stava conducendo la partita di ritorno della finale (diversamente dalla Champions League europea, il torneo africano ha una doppia finale andata e ritorno) per 1-0 dopo l’1-1 della gara di andata. Dopo l’abbandono del campo da parte dei marocchini, l’Esperance in un primo momento era stato dichiarato campione d’Africa, dopo che la partita era stata dichiarata conclusa in seguito a una sospensione di 80 minuti.
Alla squadra di casa sono stati consegnati il trofeo e le medaglie dei vincitori, ma è stato detto loro di restituirli nei giorni successivi dopo che la CAF ha ordinato la ripetizione su un campo neutro, citando “condizioni non sicure”. Entrambi i club hanno però ritenuto di dover essere nominati campioni e ricevere il premio. La richiesta del Wydad è stata respinta dalla corte sportiva, con l’appello dell’Esperance che verrà esaminato in un secondo momento.
La partita nel secondo tempo era stata interrotta dopo che il Wydad aveva segnato il goal del pareggio al 59esimo minuto con il colpo di testa di Walid El Karti, annullato per una presunta irregolarità. Il VAR non ha funzionato per ragioni tecniche e non è stato possibile rivedere l’episodio, fatto che ha causato la rabbia della squadra marocchina che ha quindi abbandonato il campo.
Dopo gli appelli di entrambi i club, la Corte per l’arbitrato sportivo ha stabilito che il comitato esecutivo della CAF “non aveva giurisdizione” per ordinare la ripetizione della finale. Ha ordinato alle “autorità competenti della CAF di rivedere gli incidenti”, in particolare di rinviare il caso alle proprie strutture disciplinari adeguate per decidere se la partita dovrà essere rigiocata o meno.