Sentenza Uefa Milan | La decisione sulla violazione del Fair play finanziario
SENTENZA UEFA MILAN FAIR PLAY FINANZIARIO – Che quella in corso fosse una settimana decisiva per il Milan lo si era capito da tempo. Dall’attesa per l’annuncio di Paolo Maldini come nuovo direttore tecnico (dopo l’addio di Leonardo) fino a quello per il nuovo allenatore, che deve sostituire Gennaro Gattuso, sono tanti i temi sul tavolo della squadra rossonera.
Ma prima di tutto ciò, il Milan ha dovuto attendere quella che forse era la decisione più importante e delicata di tutte: la sentenza dell’Uefa sulla violazione dei parametri del Fair Play Finanziario nel triennio 2015-2018.
Un’infrazione per cui il club di via Aldo Rossi è stato deferito ad aprile 2019. E per cui, alla vigilia, era stata pronosticata una “punizione” molto dura, soprattutto perché il Milan è recidivo: a dicembre scorso, infatti, era arrivata un’altra sanzione, relativa al triennio precedente (2014-2017).
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Alla fine, l’attesa sentenza Uefa è arrivata nella giornata di oggi, mercoledì 5 giugno 2019. Ecco cosa ha deciso il massimo organismo europeo.
Sentenza Uefa Milan | La decisione del massimo organismo europeo
Alla fine non si è realizzato nessuno degli scenari della vigilia. La Camera giudicante del Club Financial Control Body della Uefa, infatti, ha deciso di sospendere il procedimento nei confronti del Milan fino al risultato del ricorso dei rossoneri al TAS di Losanna, dove la squadra di via Aldo Rossi si è appellata contro le sanzioni previste in relazione al triennio 2014-2017.
Non ci sono dunque nuove sanzioni per il Milan, almeno per il momento. La Camera giudicante si è infatti riservata di emettere la sua sentenza solo dopo che il TAS si sarà pronunciato sul ricorso per l’altro procedimento a carico dei rossoneri.
Al meno per il momento, di conseguenza, il Milan è ancora in Europa League.
Sentenza Uefa Milan | Cosa rischiavano i rossoneri
Alla luce delle infrazioni commesse nell’ultimo triennio rispetto alle regole del Fair Play Finanziario (che impone, tra le altre cose, l’obbligo di pareggio di bilancio nel triennio a tutti i club che partecipano alle competizioni europee), il ventaglio di sanzioni che l’Uefa poteva applicare al Milan era molto ampio.
Lo spauracchio più grande, alla vigilia, era quello della possibile esclusione dalla prossima Europa League, competizione alla quale i rossoneri si sono qualificati di diritto dopo il quinto posto in campionato.
A questo proposito, nei giorni scorsi si è parlato anche della possibile decisione del Milan – qualora fosse arrivata l’estromissione dall’EL – di non fare ricorso al TAS di Losanna (come invece è stato fatto per la sanzione relativa al triennio 2014-2017), per poter arrivare a una sorta di “patteggiamento”, con un piano di rientro nei parametri del Fair Play Finanziario con tempistiche più morbide rispetto a quelle stabilite dalle regole.
Altre possibili sanzioni, decisamente più morbide rispetto all’esclusione dalle coppe, prevedevano una multa salata e una limitazione nel numero di giocatori che possono partecipare alla prossima Europa League.
Infine, visti i due processi in corso nei confronti del Milan, negli ultimi giorni era stata anche ipotizzata la possibilità che i rossoneri facessero subito un nuovo ricorso al TAS. Chiedendo ai giudici di pronunciarsi una volta sola, unificando di fatto i due procedimenti.
Sentenza Uefa Milan | Perché il club era “indagato”
Come già anticipato, sono ben due i procedimenti pendenti nei confronti del club di via Aldo Rossi. Uno relativo al triennio 2014-2017 e uno relativo al 2015-2018. La sentenza arrivata oggi riguarda il secondo procedimento.
Ma andiamo con ordine: per quanto riguarda il primo “processo”, a luglio 2018 il Milan era stato condannato a restare per un anno fuori dalle coppe europee. I rossoneri però avevano fatto ricorso al TAS, che aveva giudicato la sentenza Uefa “sproporzionata” rispetto alla sanzione.
Così, il Milan era stato sanzionato (con una seconda sentenza Uefa) a una squalifica condizionale (che si realizza quindi solo nel 2021) se entro quella data il bilancio non fosse tornato in pareggio. Contro questa decisione è arrivato un nuovo ricorso al TAS, che non si è però ancora pronunciato.
Il secondo procedimento, invece, è partito dopo il deferimento del Milan presso la commissione giudicante dell’Uefa in relazione all’ultimo triennio (2015-2018). Perché nell’anno successivo al periodo sotto osservazione, i rossoneri non sono riusciti a migliorare i loro bilanci. E la mancata qualificazione alla prossima Champions League, sfumata all’ultima giornata, non ha di certo aiutato.
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