L’ormai ex portiere della Juventus Gianluigi Buffon ha parlato del delicato tema della depressione che lo colpì tra il 2004 e il 2005. Lo ha fatto a Demoni, il nuovo libro del giornalista di Sky Sport Alessandro Alciato.
“Non potrò mai scordare una sfida di campionato contro la Reggina, in casa”, le parole di Gigi. “Prima della partita, durante la fase di riscaldamento, mi è venuto un fortissimo attacco di panico. Non se ne accorse nessuno e in quel momento pensavo di essere ancora più solo. Ero in campo ma feci affidamento sul mio orgoglio, sul mio amore per il lavoro e decisi di non mollare”.
“Mi sono detto se prendi la via più facile, se non entri in campo, lo farai sempre”, si legge nelle anticipazioni. “Rimasi in campo e feci una parata dopo pochi minuti, su Cozza. Vincemmo la partita per 1-0 e per me fu come un elettroshock. Ero bello, ricco e famoso e mi chiedevo perché non fosse successo prima”.
Buffon nel libro racconta poi un altro episodio: “Perché in quel momento? Perché non dopo? Mi sono salvato grazie al mio orgoglio. Un giorno andai alla Galleria d’Arte di Torino e mi innamorai di un quadro di Chagall, ‘La Passeggiata’. Pensai che le piccole cose potevano darmi una mano e che potevo ritrovare la gioia di vivere”.
“Tornai il giorno dopo a rivedere il quadro. Ci vuole pazienza, non è che il male possa sparire dall’oggi al domani, come dall’oggi al domani non è venuto”.
Insomma, Gigi ha parato pure questa. Un male oscuro che può colpire chiunque, ma dal quale si può guarire.