Il patto tra giocatori di colore in solidarietà a Balotelli: “Al primo insulto tutti fuori”
A volte un gesto di solidarietà può valere – e funzionare – molto più di qualsiasi azione politica, denuncia o inchiesta. Come quello che i calciatori di colore di Serie A hanno deciso di compiere nei confronti di Mario Balotelli, l’attaccante del Brescia che domenica scorsa è stato vittima di insulti razziali provenienti dalla curva sud dello stadio Bentegodi di Verona.
I giocatori hanno infatti deciso di schierarsi al fianco di Mario, stabilendo una linea forte e chiara da portare avanti tutti insieme: al primo insulto, ululato, verso della scimmia, a chiunque sia rivolto, si abbandona il campo. L’obiettivo è, naturalmente, quello di non vedere ripetersi episodi come quello accaduto nel corso di Hellas Verona – Brescia, quando una serie di cori razzisti si sono levati dagli spalti della curva e hanno colpito Balotelli, il quale ha reagito calciando forte il pallone proprio in quella direzione. Episodio che questa volta ha fatto reagire anche le istituzioni, portando la Procura di Verona ad aprire un’inchiesta per discriminazione razziale in violazione della legge Mancino. L’accusa, al momento, è contro ignoti e, in attesa che si faccia chiarezza, i giocatori di colore hanno deciso di protestare e dimostrare la loro vicinanza al collega.
“La ferita di Mario me la sono sentita addosso. Io non credo che debbano uscire dal campo solo i giocatori di colore, ma tutti. Credo che soltanto così la gente allo stadio si renderebbe finalmente conto che è accaduto qualcosa di molto grave. E che non può, non deve esserci un bis”. Queste le parole di Henoc N’gbesso, attaccante delle giovanili del Milan e della Nazionale Under 17 bresciano con origini ivoriane. Alla sua solidarietà si è poi aggiunta quella dello juventino Blaise Matuidi e del difensore del Napoli Kalidou Koulibaly. L’idea è quella di sottoscrivere un documento stile “manifesto di Sterling”, quello che il calciatore di origini giamaicane del Manchester City, Raheem Sterling, pubblicò sul Times attirando l’attenzione su un tema tanto importante quanto attuale, e cioè proprio il razzismo negli stadi. All’iniziativa del manifesto aderirono subito calciatori, allenatori ed ex della Premier League. La proposta dell’attaccante era quella di non punire i calciatori di colore se decidevano di lasciare il campo a seguito di insulti provenienti dalle curve.
“Quale sia stato l’incipit del verso della scimmia a Verona, dato che nessuno è una bestia, credo di saperlo: l’ignoranza. E poi il negazionismo. Nel 2018, a Cagliari, stavo festeggiando un gol e i miei compagni mi hanno fatto notare che qualcuno mi aveva urlato: “Negro di merda”. Il responsabile del loro settore giovanile disse che non era successo niente: negava l’ evidenza. Io non ci faccio caso, sono circondato da persone vere. E tra i miei riferimenti ci sono Luther King e Mandela, è normale che le loro storie mi tocchino di più. Come la battaglia di Balotelli”, ha continuato a spiegare Henoc N’gbesso, per il quale è evidente l’importanza di dare una risposta chiara e severa contro razzismo e intolleranza.