“Sono onorato di rappresentare gli Usa ai Giochi Panamericani. Il mio orgoglio, però, è stato minato dai limiti del Paese che ho così a cuore. Razzismo, le norme sull’utilizzo delle armi, il maltrattamento dei migranti e il nostro Presidente che diffonde l’odio. Ho deciso di sacrificare il mio momento di gioia sul podio per dare attenzione a questi problemi”.
Un tweet accompagnato da una foto che è destinato a restare nella storia.
Durante la cerimonia di premiazione del fioretto a squadre ai Giochi panamericani in corso in questi giorni a Lima, in Perù, lo schermidore statunitense Race Imboden si è inginocchiato mentre era sul gradino più alto del podio, in segno di protesta.
Una protesta che imita quella di Colin Kaepernick, il giocatore di football americano criticato perché durante l’inno americano prima dei match di Nfl si inginocchiava per rivendicare l’ingiustizia razziale a discapito degli afroamericani e la brutalità della polizia statunitense. L’ennesima accusa nei confronti di Trump che dagli sportivi ha sempre ricevuto porte in faccia.
Durante questa edizione dei Giochi panamericani c’era già stato un plateale gesto di protesta sul podio da parte di un’atleta statunitense.
Sabato Gwen Berry, che aveva appena vinto la medaglia d’oro nel lancio del martello, aveva alzato il pugno nei secondi finali dell’inno statunitense, come avevano fatto più di 50 anni prima Tommie Smith e John Carlos durante le Olimpiadi di Città del Messico, per rivendicare i diritti civili dei neri.
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