Trentalange si è dimesso dalla Presidenza dell’Associazione Italiana Arbitri. A poche ore dal braccio di ferro con la FIGC, quando sembrava che la sua posizione fosse irremovibile, l’ormai ex presidente dichiara di non aver retto alla “pressione mediatica” e di voler fare un passo indietro.
Pare però che più che “mediatica”, la pressione fosse proprio della Federazione. Gravina gli avrebbe fatto capire che la responsabilità oggettiva per non aver controllato l’operato dei suoi non poteva offrire vie di scampo. Quando Trentalange ha realizzato che a rischio c’era la completa decapitazione dell’AIA, ha abbandonato i consigli dei suoi avvocati – che avrebbero scommesso che non ci fossero i margini per il commissariamento – e cercato una via per preservare l’impianto costruito dal suo Comitato Nazionale.
Un gesto senza precedenti, se non quello di Bergamo nel lontano 2006 col quale l’allora designatore intendeva interrompere le indagini su Calciopoli. Lo stesso Paolo Bergamo che, qualche mese fa, Trentalange, Baglioni & Co. avevano fatto rientrare nell’AIA, quasi di nascosto. L’impresa avrebbe attirato le ire di Gravina e l’AIA sarabbe stata costretta a fare retromarcia nel giro di poche ore. Quanto alle dimissioni, invece, il Presidente federale avvisa che “adesso parte un meccanismo di controllo a 360 gradi, molto più stretto.”
L’attuale Comitato Nazionale ha così dovuto prendere in mano la patata bollente e comunicarlo alla base. Organizza tre videoconferenze, divise per aree geografiche. A prendere la parola, in quella della macroregione centro, è Katia Senesi. Si tratta del braccio sinistro di Trentalange e “ombra” del vice Duccio Baglioni e papabile candidata alla Presidenza.
La definisce una mossa saggia ai fini di preservare l’autonomia dell’associazione, ben consapevoli del “concreto rischio del commissariamento.”
Insomma, anche Trentalange sapeva che non erano solo illazioni. Luca Marconi rassicura tutti aggiungendo che Baglioni e l’attuale Comitato Nazionale porteranno avanti il mandato mentre Carlo Pacifici rimarca l’accento sulla trasparenza “che li contraddistingue”. TPI è in grado di farvene sentire un estratto.
Un discorso che sa di inversione ad U rispetto alla rotta tracciata poche ore prima, quando Trentalange credeva di poter eludere il commissariamento.
Lo sosteneva convinto del supporto dei 160 presidenti di sezione su 207 – tutti da verificare – che avrebbero sottoscritto una lettera dai toni sprezzanti: “riteniamo non ammissibili nè le dimissioni di alcuno dei componenti e del nostro presidente, tanto meno il provvedimento, eventuale, di commissariamento della nostra associazione.”
Una lettera che, secondo la Senesi, la FIGC avrebbe “disinterpretato” e complicato le cose. I toni sono imbarazzati e il suo discorso è scadenzato dal ticchettio del mouse col quale probabilmente scorre le slide da cui legge.
Ora il destino dell’Associazione è nelle mani del Comitato Nazionale e del vicepresidente Duccio Baglioni che, però, pare abbia un’altra gatta da pelare. Come se non bastasse lo scandalo dell’ex procuratore arbitrale Rosario D’Onofrio, a destare sospetti è anche la nomina dell’attuale Presidente della Commissione di Disciplina d’Appello degli Arbitri, l’avvocato Giuseppe Fonisto – quello che lavorava a tu per tu con D’Onofrio, il narcotrafficante. Già Presidente della Sezione A.I.A. di Napoli nei primi anni 2000, avrebbe fatto carriera…truccando i documenti.
Pare che in quegli anni sia stato sanzionato ben due volte per aver falsificato sia degli atti amministrativi sia la propria esperienza arbitrale per ottenere la qualifica di benemerito all’interno dell’associazione. Questi trucchi di magia burocratica sono costati al Fonisto un anno e mezzo di sospensione tra il 2003 ed il 2005 oltre che il commissariamento alla sezione di Napoli.
Dopo anni lontano da cariche di rilievo, un curriculum con queste caratteristiche non poteva che promettere bene al cospetto dei titoli di studio falsificati del narcotrafficante Rosario d’Onofrio. Così l’11 marzo 2021, tra le sue prime mosse, l’attuale Comitato Nazionale attribuisce a Giuseppe Fonisto l’incarico di Presidente della Commissione di Disciplina d’Appello.
Qualcuno potrebbe invocare il diritto all’oblio eppure, nel complesso regolamento associativo degli arbitri, pare che tra i commi dell’articolo 15 si espliciti che “il titolare di una carica elettiva destinatario di una sanzione disciplinare superiore, complessivamente, ai dodici mesi non possa (salva riabilitazione, la quale non risulta essere stata richiesta nel caso di specie) essere nominato, sine die, ad incarichi di nomina tecnici o associativi, centrali o periferici.” Vale a dire che uno che falsifica i documenti non potrebbe essere nominato per un incarico del genere.
Questa volta, però, il Comitato Nazionale non poteva certo non sapere. Lo si legge nella biografia di Cavaccini – uno dei componenti – sullo stesso sito dell’AIA: consigliere, vicepresidente e presidente della sezione di Napoli sin dal 1994 – la stessa di Fonisto – culminata proprio con la promozione all’incarico nazionale.
A fidarsi, sarebbe una disattenzione quantomeno insolita per un dirigente così esperto. Insomma, due responsabili (su tre) degli Organi di disciplina arbitrali versavano in situazioni che ne avrebbero – quantomeno – sconsigliato la nomina.
Nel mazzo delle coincidenze di questo comitato nazionale, invece, una delle carte ricorda che il Fonisto ha svolto il ruolo di difensore di fiducia dell’attuale Vicepresidente Baglioni nell’ambito delle vicende processuali che sono scaturite, a vario titolo, dalla tristemente nota vicenda “Calciopoli”.
E a chi tocca tenere le redini dell’Associazione Italiana Arbitri ora che Trentalange si è dimesso? Proprio a Duccio Baglioni. Lo mette nero su bianco la Federazione nell’ultimo comunicato: “il vice presidente Baglioni ha il compito di organizzare le prossime elezioni dell’Associazione entro 90 giorni.”
Il fraintendimento questa volta passa per il post sul profilo Facebook dell’AIA, che interpreta lo scossone a suo modo: “Dopo aver concluso il discorso di saluto, il Consiglio Federale ha applaudito Alfredo Trentalange. […] Il Consiglio Federale […] ha poi confermato fiducia al Vice Presidente dell’#AIA Duccio Baglioni e al Comitato Nazionale che rimangono regolarmente in carica.”
Insomma, non si sono capiti. In lontananza però si sentono altri tuoni. Gli effetti di un’indagine federale sulla nomina di Fonisto potrebbero essere devastanti per le centinaia di provvedimenti da lui adottati negli ultimi ventuno mesi. Nel frattempo accrescono i dubbi sui profili di trasparenza tanto acclamati dall’intero comitato nazionale.
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