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“Il Trap comprò una collana di perle grazie a Totti”: l’aneddoto dell’ex dirigente Figc Valentini a TPI

Francesco Totti e Giovanni Trapattoni. Credit: MARCO BUCCO/ANSA/JI
Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 25 Nov. 2022 alle 10:48

L’aneddoto dell’ex dirigente della Figc Valentini su Totti e Trapattoni

Giovanni Trapattoni comprò una collana di perle grazie a Francesco Totti: è il curioso aneddoto che lo storico ex dirigente Figc Antonello Valentini ha raccontato sul nuovo numero del settimanale di TPI, in edicola da oggi, venerdì 25 novembre 2022.

Intervistato da Enrico Mingori, Valentini ha parlato dei Mondiali in Qatar, a cui il nostro settimanale ha dedicato la copertina e un ampio approfondimento sulle condizioni disumane di lavoro degli operai che hanno costruito gli stadi, ha svelato numerosi retroscena sulle passate spedizioni azzurre alla competizione iridata di calcio.

Uno dei più curiosi e divertenti riguarda come detto Giovanni Trapattoni e Francesco Totti e risale al 2022 in occasione dei Mondiali in Corea quando la nazionale italiana era guidata per l’appunto dall’ex tecnico di Juventus, Inter e Bayern Monaco.

“Una sera – racconta Antonello Valentini – eravamo in albergo e arrivò un commerciante di perle: Trapattoni decise di regalare una collana alla moglie Paola e ingaggiò una trattativa estenuante. Un siparietto meraviglioso”.

“Il commerciante era un fan di Totti. Trapattoni allora telefonò a Francesco in camera: ‘Vieni giù, ti devo parlare’. E Totti: ‘Ma mister, sono in pigiama. Non possiamo fare domattina?’. ‘No, è urgente’. Alla fine Totti si presentò nella hall in ciabatte e fece una foto col commerciante: il Trap ebbe la collana con uno sconto del 50%”.

Nel corso dell’intervista, Valentini ha anche ricordato il rigore sbagliato da Roberto Baggio a Usa 94: “Roberto aveva un problema alla coscia. Mancavano poche ore alla finale e dovevamo fargli un provino per capire se avrebbe potuto giocare. Prendemmo in affitto una grande sala nell’albergo in cui alloggiavamo, a Los Angeles: un salone delle feste con specchi, pareti damascate rosse, candelabri. Eravamo tutti radunati sulla soglia della sala mentre lui calciava delle bordate contro i muri. Ci saranno ancora le ammaccature…”.

Alla fine, come tutti sappiamo, Baggio giocò: “Non stava bene, ma disse di sentirsela. E mi rendo conto che, dopo che ci aveva trascinato fin lì, era difficile dirgli di no. Al contrario, Beppe Signori si rifiutò di giocare perché Sacchi voleva schierarlo sulla fascia anziché in attacco: negli spogliatoi Ancelotti, vice di Sacchi, lo sollevò da terra: ‘Ma come? Pur di giocare una finale mondiale, io avrei fatto anche il portiere'”.

La soddisfazione più grande è ovviamente quella relativa al Mondiale 2006, quando l’Italia si laureò campione del Mondo per la quarta volta, ma soprattutto alla vittoria contro la Germania in semifinale: “Ammutolimmo i tedeschi al Westfalenstadion di Dortmund, uno stadio dove non perdevano dal 1974. La mattina della partita andai con mia moglie a pranzo nel centro della città con indosso la divisa della Nazionale. Il cameriere, italiano, mi guardò serio: ‘Se perdete – disse – voi tornate in Italia, ma noi rimaniamo qui e da domani vivremo un inferno’. Vincere fu la svolta del torneo”.

Sul disastro di quattro anni dopo, nel 2010 in Sudafrica, Valentini rivela: “Lippi non aveva più gli stimoli e la determinazione di quattro anni prima”

Mentre sull’altra spedizione azzurra rivelatasi fallimentare, quella relativa al Brasile nel 2014, l’ex dirigente Figc afferma: “La squadra non si amalgamò, c’erano tre gruppetti: i giovani come Darmian, Insigne e Immobile; i ‘senatori’; e poi Cassano e Balotelli, che facevano vita a se stante. Lo dico con grande affetto e riconoscenza verso Prandelli: ci fu troppa tecnologia e poca anima”.

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