Roman Abramovich avrebbe rifiutato un’offerta di 2 miliardi di sterline per vendere il Chelsea. Secondo quanto riporta oggi il Daily Mail, dietro al tentativo di acquisto del club inglese, da anni in mano al magnate russo che da mesi non riesce a tornare a Londra, ci sarebbe Jim Ratcliffe, 65 anni, l’uomo più ricco della Gran Bretagna.
Il patrimonio dell’imprenditore inglese è valutato in 21,05 miliardi di sterline: il doppio di Abramovich, fermo, si fa per dire, a quota 9,3 milioni.
Ratcliffe, tifoso del Manchester United, ma presenza fissa da diverse stagioni allo Stamford Bridge, è un gigante del settore petrolchimico. La sua compagnia, Ineos, vanta 18.500 lavoratori in 22 nazioni.
Abramovich, che rilevò il Chelsea nel 2003 pagandolo 140 milioni di sterline, avrebbe rifiutato l’offerta per una ragione molto semplice: l’oligarca russo, nonostante i problemi con il governo britannico che gli ha negato il rinnovo del visto, costringendolo a prendere la cittadinanza israeliana, non sarebbe intenzionato a cedere il club.
Ratcliffe, appassionato di calcio, sportivo praticante – il jogging è la sua disciplina preferita -, sostenitore di un progetto salute per il Regno Unito, schierato a favore della Brexit, non ha rilasciato commenti.
Un impegno nel calcio iniziato sette mesi fa quando Ratcliffe ha preso il controllo del Losanna: il suo sogno è quello di vedere un giorno la squadra svizzera impegnata in Champions League.
Intanto, in attesa di novità a livello societario, il Chelsea è alle prese con la questione panchina. Antonio Conte è sempre in partenza. Per prendere il posto del tecnico italiano è corsa a tre: Laurent Blanc, Luis Enrique e Slavisa Jokanovic.
Il visto di Abramovich per il Regno Unito è scaduto (e non ancora rinnovato)
Niente Regno Unito per Roman Abramovich. L’oligarca russo, tredicesimo uomo più ricco della Gran Bretagna (suo paese “adottivo”) e proprietario del Chelsea, non ha i documenti per vivere nel paese in cui risiede ormai da anni. Problemi di visto.
Il “lasciapassare” di Abramovich, 51 anni, è scaduto il mese scorso, riportano tre diverse fonti al Financial Times e alla BBC. Una rogna che non ha permesso al numero uno dei Blues di assistere alla vittoria dei suoi ragazzi (allenati da Antonio Conte) nella finale di FA Cup contro il Manchester United di Mourinho andata in scena ieri a Wembley.
Un intoppo burocratico che potrebbe essere legato alla tensione affatto sopita fra Londra e Mosca dopo l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal, ora cittadino britannico, e di sua figlia, ancora cittadina russa ma avvelenata con un agente chimico appena arrivata in Gran Bretagna. Una vera e propria crisi diplomatica che si è tradotta in sanzioni.
Londra non è una città qualsiasi per Abramovich. Oltre a viverci, il magnate russo ha investito diversi miliardi di sterline nella City dove, oltre ad aver comprato una squadra di calcio, ha acquistato giornali e investito nel mattone.
Il suo patrimonio – 9,3 miliardi di sterline – però è indissolubilmente legato ai suoi rapporti con il Cremlino che affondano le sue radici negli anni novanta. Lo staff del miliardario russo, 51 anni, ha rifiutato qualsiasi commento.