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Vincenzo Mollica: “Camilleri mi insegnò a non vedere. Ho paura del buio che verrà”

Il giornalista si racconta in un'intervista: "Cerco di non scoraggiarmi, ma non si torna indietro"

Di Antonio Scali
Pubblicato il 19 Feb. 2020 alle 19:24

Vincenzo Mollica: “Camilleri mi insegnò a non vedere. Ho paura del buio che verrà”

Fra pochi giorni Vincenzo Mollica andrà ufficialmente in pensione. Lo storico inviato del Tg1 ha vissuto in questo mese di febbraio il suo ultimo Festival di Sanremo, con l’immancabile balconcino, grazie ad una proroga della Rai sul suo contratto, che invece terminava già a gennaio.

In una bella intervista a Vanity Fair, Vincenzo Mollica ha parlato della malattia che lo ha colpito, il glaucoma, tanto da renderlo quasi completamente cieco. “Ho sperato che quel giorno non sarebbe arrivato mai, poi la comparsa del glaucoma ha accelerato tutto e mi ha lasciato un briciolo di vista, un piccolo fuoco, che cerco con tenacia di tenere acceso finché posso. Ho paura del buio che verrà perché, da lì, non si torna indietro, ma nel frattempo, cerco di non scoraggiarmi”.

Il cronista ha anche svelato come sia stato l’incontro con Andrea Camilleri ad aiutarlo ad affrontare questo difficile momento: “La cosa della mia carriera di cui vado più orgoglioso è l’incontro con Andrea Camilleri: è stato lui che mi ha insegnato a non vedere.

Abbiamo vissuto contemporaneamente l’arrivo del glaucoma – la cui traduzione letteraria è: ladro silente di vista – e ho imparato come dovevo comportarmi guardando, mi consenta il verbo, lui. Non solo le forme, i visi, i paesaggi. Anche i colori sono importanti. Lui si allenava pensando, prima di addormentarsi, a un quadro. La mattina lo descriveva a chi gli stava intorno, raccontando con precisione le sfumature di colore, e chiedeva che si verificasse l’esattezza del suo ricordo”.

In ogni caso l’insegnamento di Mollica è quello di affrontare con positività la malattia, cercando di prendere il lato migliore. “Da quando non vedo mi sembra di percepire meglio il carattere delle persone. Prima la distrazione degli occhi mi confondeva: ho scoperto che la voce dice moltissimo di chi sei. E anche che un film si può guardare con le orecchie. Non ho smesso di andare al cinema: le scene in cui non parlano me le spiega mia moglie”.

Il giornalista Rai, oltre che con il glaucoma, deve anche fare i conti con il Parkinson: “Ogni mattino mi sveglio e penso di essere una persona fortunata perché ci sono ancora le albe e i tramonti. E perché ho ancora voglia che succedano belle cose”.

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