Sgarbi, le scuse dopo la lite con Barbara D’Urso: “Sono stato frainteso, raccomandazione è altro”
“Cara D’Urso, mi scuso”. Questo il titolo dell’editoriale uscito oggi su Il Giornale a firma di Vittorio Sgarbi. Il sindaco di Sutri ha voluto spiegare, in una lunga colonna che gli ha riservato il direttore del quotidiano Alessandro Sallusti, quello che è successo con Barbara D’Urso nel corso dell’ultima puntata di Live, la quale ha fatto da sfondo a una furiosa litigata tra la conduttrice Mediaset e il noto critico d’arte.
Sono volati insulti e recriminazioni nel corso della trasmissione in onda su Canale 5 dopo che Sgarbi ha raccontato che una delle ospiti femminili (la pupa Stella Manente) della puntata gli era stata “raccomandata da Berlusconi”. “Non è bello quello che dici”, aveva subito risposto la D’Urso, per poi aggiungere: “Dici che qualcuno ti ha raccomandato una ragazza, a me non piace. Finché ci divertiamo e ridiamo ridiamo, ma qui hai messo in causa anche me, non ti devi mai permettere”. A quel punto Sgarbi ci è andato giù pesante, apostrofando la conduttrice con “capra”, “incapace” e paragonandola, con chiari intenti denigratori, ad Alessandra Mussolini. E, dopo quel “V*****ulo, i calci nel c**o li dai a tua nonna. Pensa alla tua vita inutile e non fare prediche, tu non hai mai fatto un ca**o in vita tua, non rompere”, i vertici Mediaset hanno deciso di cancellare le ospitate del critico in programma nelle altre trasmissioni della rete di Cologno Monzese. Sgarbi, nel frattempo, in un video diffuso sui social, ha minacciato di denunciare la D’Urso: “Ma come ti permetti, vuoi imparare la grammatica? La raccomandazione – ha tuonato – non voleva dire niente di più del fatto che in studio ci fosse una brava ragazza. E Berlusconi mi ha raccomandato anche te. Se non hai studiato, se fai trasmissioni senza essere capace di controllarti, no, io ti denuncio perché mi hai dato del cafone e minacciato di darmi calci nel c**o. Un ospite non si caccia mai, impara la buona educazione, la imparerai in tribunale”.
Così, oggi, Sgarbi ha deciso di chiarire la situazione spiegando il suo punto di vista e, soprattutto, cosa intendeva lui con “raccomandazione”. “Intendo rivendicare, caro Direttore, il significato primario di raccomandazione – scrive Sgarbi rivolgendosi a Sallusti – che è evidentemente malinteso o equivocato. “Raccomandare” è esattamente, come declina, in varie guise, la Treccani: affidare ad altri persona o cosa che sta molto a cuore, pregando o esortando caldamente di soccorrerla o proteggerla o custodirla, o di averne comunque la massima cura” (…). Nella sostanza, l’interpretazione malevola di “raccomandare” presuppone un potere superiore o diretto, che io non ho”. “Quindi – prosegue poi il deputato – nulla di male nel dire che mi era stata raccomandata, per la sua avvenenza o per la sua capacità, una ragazza (ripeto, da me non identificata), per nient’altro che per mostrarmi, da parte di una persona di cui non ricordo l’identità, interesse e affezione”.
Sgarbi, dunque, sostiene di essere stato ampiamente frainteso nella sua uscita sulla raccomandazione, sostenendo di potersi ora scusare per “aver sottovalutato l’interpretazione negativa, comunque non logica, della parola”. Nel frattempo, comunque, la concorrente de La pupa e il secchione e viceversa protagonista della vicenda, Stella Manente, ha spiegato di non conoscere Silvio Berlusconi e non aver ricevuto da lui alcuna raccomandazione.
“Alcuni giornali equivocano – conclude l’editoriale di Sgarbi – facendomi affermare, rivolto alla d’Urso: ‘Berlusconi mi ha raccomandato anche te’. Una evidente insensatezza. Che senso avrebbe che Berlusconi raccomandasse la D’Urso a me? Per che cosa? E per attivare quali miei, inesistenti, poteri? Incomprensione totale. Berlusconi mi ha sempre parlato bene della d’Urso, sul piano umano e sulle capacità di lavoro, e io ho semplicemente condiviso. Mi ha raccomandato di apprezzarne il merito. Ho tentato di spiegare che quella ‘raccomandazione’ era una lode, e non una richiesta; ma è stato impossibile. Posso dunque scusarmi di aver sottovalutato l’uso improprio e univoco del termine ‘raccomandazione’, e l’accezione decisa, nonostante l’impossibilità degli effetti, da Barbara D’Urso”.