Valentina Santandrea, la storia vera che si nasconde dietro Volevo fare la rockstar: l’intervista della blogger a TPI
Avete presente la nuova fiction di Rai 2, Volevo fare la rockstar? Questa storia, come tante, trae spunto da una realmente accaduta: quella di Valentina Santandrea.
Volevo fare la rockstar trae spunto dall’omonimo blog ideato da Valentina, mamma di 36 anni che ha lasciato al web il compito di assorbire la sua storia e che, seppur in modo romanzato, è stata poi ripresa dalla Rai, un progetto che l’autrice considera “un bel regalo della vita”.
Diventata mamma giovanissima, la blogger ha trovato il modo di reinventarsi ed è tornata indietro nel tempo con noi di TPI, raccontando chi era e chi è, oggi, Valentina Santandrea.
“Ho 36 anni, sono mamma di tre adolescenti, vivo a Rimini, scrivo da quando avevo cinque anni, lavoro nel web, ho un piercing al setto nasale, e dico più parolacce di un camionista con le emorroidi”, questa è l’introduzione della mamma-blogger.
“Ho aperto il blog quando mi sono lasciata col babbo delle bimbe. Ogni separazione porta con sé un gran senso di fallimento e nel mio caso la situazione era complicata dal fatto che avevo 27 anni, tre bimbe piccole e abitavo dispersa nell’Appennino. Non era pensabile che superassi quel disagio esistenziale uscendo a prendermi una sbornia, così ho aperto il blog per parlare con qualcuno. E come nelle favole una produttrice coraggiosa e visionaria mi ha letta e contattata. È pazzesco se ci pensi: sono ed ero un’outsider del mondo dello spettacolo, non conoscevo nessuno, vivevo nella provincia estrema, non avevo neanche internet a casa: pubblicavo sul blog attaccandomi a qualche wifi. Così ho scritto un soggetto, un team di autori ci ha lavorato così bene da renderlo un prodotto presentabile, e la sceneggiatura definitiva mi è piaciuta così tanto che ne ho fatto un romanzo che, con lo stesso tono di voce surreale della serie, parla soprattutto di donne”.
“Mi hanno scritto una mail e io pensavo mi pigliassero per il c**o, è stato un miracolo se ho risposto”.
“Con le bimbe ridiamo per battute politicamente scorrette che capiamo solo noi e piangiamo tutte assieme, non so, quando pensiamo alle sorelle nelle fabbriche tessili asiatiche. Sono anni che appunto i momenti più divertenti su un quadernino sperando un giorno di farci un fumetto. Momenti tristi tanti, poi il mattino dopo mi risveglio sempre”.
“Quando ho avuto le bambine stavo da tre anni con il loro babbo, ci siamo lasciati quando avevano quattro o cinque anni. Da allora sono self-partnered, come dice Emma Watson”.
“Olivia, la protagonista, mi assomiglia per come vive e soprattutto per come pensa. Per il resto, c’è un po’ di realtà e tanta bellissima creatività. Nella serie ci sono due gemelle mentre io ho tre figlie (di cui due gemelle). Nel blog ho sempre soprannominato il mio ex compagno “Donatore di Sperma” per non ledere la sua privacy e nella fiction è diventato letteralmente un donatore, nel senso che è sparito prima che le gemelle nascessero. E la famiglia Mazzuccato della serie è una versione fantasiosa della mia. Per esempio mia madre non ha mai sofferto di dipendenze, è una donna forte che mi ha avuta a 19 anni e ha cresciuto da sola me e mio fratello, con la stessa dignità di Nadja, la mamma della serie. Mio fratello ha gli occhi azzurri ed è un cinico disturbatore come Eros. Tra noi interagiamo come i due fratelli della serie, ma mio fratello è ancora più sopra alle righe. E mio nonno, che mi ha cresciuta, era uomo vecchio stampo come il nonno Primo della tv, ma di orientamento politico assai diverso”.
“Un bel progetto per la libreria ce l’ho, incrociamo le dita. Il web è il mio lavoro di tutti i giorni e il posto dove mi sento a mio agio”.
“Quando andavo al liceo (e tuttora) impazzivo per Kurt Cobain, però a dire la verità non ho mai preso in considerazione l’idea di fare musica perché a casa non potevamo permetterci niente, neanche i cd, figurati delle lezioni di strumento. Invece scrivere era gratis e così ho cominciato a farlo ancora prima di andare alle elementari”.
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