È diventato virale negli ultimi giorni l’estratto di RaiNews in cui la conduttrice del Tg lancia il collegamento con l’inviato che, in preda al panico, sbaglia tutto. Pochi secondi che sarebbero passati inosservati se non fossero finiti sui social, e che hanno reso Paolo Mancinelli un nuovo fenomeno da baraccone, oggetto di scherno e ironia rimbalzati violentemente di post in post. Gli si è dato dell’incapace, (in qualche caso insistendo sulla trita equazione dipendente Rai ergo raccomandato), lo si è sbeffeggiato in vari modi, più o meno divertiti, più o meno violenti. Ma da casa: dalla comodità del divano e con un certo sottile godimento per la scena di difficoltà che Paolo stava vivendo nel mezzo della diretta, poi interrotta dallo studio.
Certo, l’imprevisto può far ridere ma non giustifica le reazioni feroci dei leoni da tastiera che dall’alto di chissà quale giudizio superiore non ammettono, e non perdonano, l’errore. Quello che mi colpisce è che nessuno ha pensato che a mandare in tilt l’inviato potesse essere una giornata storta o un problema tecnico, magari una linea chiesta dallo studio all’ultimo minuto e senza preavviso. In pochi, per lo più addetti ai lavori, hanno sottolineato la difficoltà di un mestiere emotivo come quello di chi fa televisione o radio e che di fronte ad una telecamera o ad un microfono deve domare l’ansia ad ogni intervento dosando preparazione e scioltezza.
Il vero errore a parer mio, l’unico a dover essere denunciato, si chiama mancanza di empatia verso il prossimo: quella scarsa sensibilità che condanna, tranchant, senza possibilità di appello; che rischia di macchiare una carriera e di scatenare, con l’amplificazione del web, conseguenze terribili sulla reputazione di una persona. A me Paolo non ha fatto ridere. Il suo imbarazzo composto mi ha fatto tenerezza: ho pensato al momento di black out che potrebbe prendermi in onda, e mi sono ricordato del panico a scuola quando all’interrogazione la prof mi chiedeva proprio l’argomento più ostico o che avevo studiato poco. Non per questo avrei meritato la gogna. Siamo tutti Paolo Mancinelli.