Sanremo 2020, le pagelle di Selvaggia Lucarelli | Quarta serata
SANREMO 2020 PAGELLE – Ieri sera, 7 febbraio 2020, al teatro Ariston è andata in scena la quarta serata del Festival di Sanremo 2020, la 70esima edizione condotta da Amadeus. Al fianco del popolare conduttore due conduttrici: Antonella Clerici e Francesca Sofia Novello. Presenti poi gli “ospiti fissi”: Fiorello e Tiziano Ferro, freschi di polemica. Durante la serata si sono esibiti tutti i 24 big e tanti ospiti tra cui Dua Lipa e Gianna Nannini.
Ma come è andata la serata su Rai 1? Quali sono i voti, le pagelle, dei protagonisti? Di seguito le pagelle della nostra Selvaggia Lucarelli sulla quarta serata del Festival di Sanremo 2020:
Negli ultimi anni ha dato le colpe delle sue disgrazie ad Asia Argento, al commercialista, al fisco, ai colleghi, a Maria De Filippi, a Gesù e alle cavallette. Ora si aggiunge anche Bugo. Fatto sta che a ‘sto Festival tutti gli amici maschi hanno litigato, manca solo una mega- rissa tra Beppe Vessicchio e gli orchestrali, ma confidiamo nella finale.
La canzone funziona anche se la canta, come ieri, palesemente dopo due prosecchi. È arrivato primo due volte su due a Sanremo e rischia di arrivare primo anche in questo. Morale: Francesco Gabbani è un Toto Cutugno che ce l’ha fatta.
Premessa: se la Novello si azzarda a dire che la si critica perché “sessisti” o “le donne sono le peggiori amiche delle donne” e scemenze del genere, la querelo in sede penale e civile e mi rivolgo alla corte europea dei diritti dell’uomo. Qui non se ne può più di donne furbette, che se dici “Che brutta cosa che hai detto”, sei invidiosa, nemica, rivale, bulla, sessista e “le peggiori sono le donne”. Dunque, procedo con la mattanza. Francesca è lì in quanto fidanzata di Valentino Rossi come Georgina era lì in quanto fidanzata di Ronaldo. Fin qui siamo nella sfera delle responsabilità di chi le invita, e vabbè. Poi però bisognerebbe provare a dare un senso alla propria presenza. E qui il senso non si trova. Una vocina imbarazzata e imbarazzante, roba che al confronto la Ferragni nella pubblicità Pantene sembra Luca Ward, dialoghi imperdibili tra un “Come va?” e un “Sono emozionata”, il lancio del direttore d’orchestra fatto da lei che sembra la recita di Natale delle elementari. Mi hanno detto che alle 2,16 era previsto un suo saggio al pianoforte. Mi perdonerà, la Novello, se recupererò l’esibizione negli archivi del Conservatorio, tra Schubert e Ravel.
In Rai si è trovato un posto per un Beppe Convertini o per un Pierluigi Diaco e non un posto dignitoso per lei. Roba da barricate in piazza e molotov sulle vetrine dei fast-food.
La loro pace a favore di telecamere era convincente quanto quella di Meghan e Kate qualche mese fa. Infatti poi Meghan è migrata in un altro continente, esattamente come Ferro, che domenica mattina alle sei è già sul primo aereo per l’America, biglietto sola andata. E che la prossima volta che un amico gli chiederà un favore, da “vieni a Sanremo?” a “c’hai mica un po’ di panna in frigo?”, si fingerà morto come il mio cane quando deve fare il bagno.
Ha una voce bellissima, un’intonazione perfetta e una canzone preziosa. ‘E non lo so…se il tuo tuo rumore mi conviene’ è il più bel verso di tutto il festival.
E lui ha davanti a sè un futuro luminoso almeno quanto le luci di studio di Federica Panicucci.
La mestizia di non aver altro modo di suscitare un briciolo di misero scalpore che assegnare il voto più basso all’unica vera dea del festival: Achille Lauro. ‘Questa notte dal cielo pioverà una lacrima e sarò una dea’, annunciava laconico nel pomeriggio con un post su Instagram. Il travestimento da Luisa Casati annulla completamente il suo pezzo, ed è un bene, visto che ascolto dopo ascolto diventa sempre più poca cosa. O forse è lui che diventa sempre più grande, o forse sono io che sto diventando matta perché calze nere con gli svarowsky sono già sold out sul sito di Gucci, porca puttana.
Scende le scale con la disinvoltura e l’abbigliamento di uno che ha appena concluso un’importante trattativa nel narcotraffico messicano. Ha scritto la canzone italiana più cantata dagli artisti di tutto il mondo, che tuttavia quell’anno al Festival arrivò solo quarta. Un bell’incoraggiamento per gli artisti in gara, soprattutto per quelli che non hanno dimenticato che il piccione di Povia arrivò primo.
Porta sul palco un gioco di cadute, maschere e messinscene degne, anche se in miniatura, dell’esibizione di una pop star internazionale. Di fatto sembra che sia solo la lingua a separarlo da un successo su larga scala, visto che ha praticamente tutte le caratteristiche giuste: pezzi forti, testi distanti anni luce dai beceri cliché della trap, look elegante e senso dello spettacolo. Le frasi in arabo spaventano i più timorosi delle prime file, il ‘TVB cara Italia’ li rassicura. Nel frattempo, a centinaia di chilometri di distanza, Salvini va in cortocircuito perché non capisce come sia possibile che un tunisino non si guadagni da vivere spacciando.