Sanremo 2020, le pagelle di Selvaggia Lucarelli | Prima serata
SANREMO 2020 PAGELLE – Ieri sera, 4 febbraio 2020, al teatro Ariston è andata in scena la prima serata del Festival di Sanremo 2020, la 70esima edizione condotta da Amadeus. Al fianco del popolare conduttore due conduttrici: Diletta Leotta e Rula Jebreal; e due ospiti “fissi”: Fiorello e Tiziano Ferro. Durante la serata si sono esibiti 12 big, 4 nuove proposte e tanti ospiti tra cui Albano e Romina Power.
Ma come è andata la serata? Quali sono i voti, le pagelle, dei protagonisti? Di seguito le pagelle della nostra Selvaggia Lucarelli sulla prima serata del Festival di Sanremo 2020:
In fondo da ieri sera Fiorello c’è un po’ più simpatico: ha smesso di essere quello che non sbaglia mai, quello che “Fiorello è una certezza”, quello che “se c’è Fiorello sei in una botte di ferro”. Fiorello ieri non ha funzionato. Mi rendo conto che sono parole forti, destabilizzanti, che potrebbe squarciasi il cielo e venir giù l’angelo dell’Apocalisse, ma è la verità e tocca farsene una ragione. Appannato in versione sacerdotale e vanamente caciarone in quella dell’amico fraterno di Amadeus, Fiorello ci ha insegnato che Sanremo è come un prestito: meglio non chiederlo a un amico.
La frase più ricorrente sul suo conto è “però è un grande professionista”, che nel gergo dello spettacolo vuol dire “segue diligentemente la scaletta, non manda a fanculo gli ospiti anche se maleducati e non dice “Beppe Vassicchio” o “Doletta Leotta” come un Luca Giurato qualunque. Nel caso di Amadeus però la definizione è lievemente ingiusta, perché lui non è impostato per vocazione, ma per generosità e timidezza. Si capisce quando copre i silenzi alle battute di Fiorello con risate rassicuranti e consolatorie per aiutarlo, quando lascia all’amico Fiorello l’imbarazzo di aprire il Festival, quando entra una Diletta Leotta qualunque e lui fissa Malgioglio in prima fila per non sembrare inopportuno. Non è un istrione, Amadeus, ed è sicuramente più a suo agio con i soliti ignoti del quiz che con i soliti noti di Sanremo, ma, ecco, alla fine… Sì, alla fine è un gran professionista.
Sarebbe ora di farglielo presentare Sanremo, altro che ospite e farlo cantare come un’Irene Grandi qualunque. Per esempio, stasera lui potrebbe interagire con Amadeus e Fiorello cantare. O lui condurre e Amadeus sedersi in platea con suo figlio che ieri al monologo della Leotta aveva la faccia di quello che “Papà, un altro Sanremo e io da grande mi drogo”.
Se di Amadeus si dice “è un gran professionista”, di Diletta Leotta, a parte “è bona”, si dice costantemente “comunque la Leotta è molto spigliata!”. “Spigliata”. Detto con una punta di meraviglia, tipo “Oh, il mio cane se gli dici stai zitto e a cuccia, capisce!”. Ecco, e fin qui tocca difenderla, perché in effetti Diletta è molto più che spigliata. E’ calibrata, sempre a suo agio e anche simpatica. A volerla dire tutta ha una sicurezza che spaventa, perfino. Algida, sorriso stampato, quasi robotica, a tratti sembra Nicole Kidman ne “La donna perfetta”, compresa la pettinatura anni ’50 e i look polverosi. Secondo me, se le si taglia di netto una mano, spuntano fili di rame, ma questo è un dettaglio. Il vero problema sono stati tutti i siparietti di ieri sera, da quelli calcistici a quello, catastrofico, del monologo sulla bellezza. Che voglio dire, era pure un’idea centrata, ma solo se avesse detto non “La bellezza capita”, bensì “Mi capita spesso di incontrare Giacomo Urtis”. E non lo dico per dire. Pensate che bello, se ieri, con sfrontataggine e spudoratezza avesse detto “Sì, sono bella e sono rifatta, che ve frega? Sarò libera di fare del mio corpo quello che voglio, fosse pure chiedere al chirurgo di somigliare al procione Remigio?”. L’avremmo amata. E invece quel far finta di accettare la bellezza come un dono piovuto dal cielo, quel suo fingere di abbracciare l’idea delle rughe con amore, quando è evidente che questa alla prima ruga tira un urlo che crepa lo specchio, sono scenette che non hanno convinto manco la nonna seduta in platea. Nonna, per giunta, con i lineamenti così tirati da insinuare in tutti noi il sospetto che quella rigidità d’espressione non fosse tanto imbarazzo, no, ma l’accettare le rughe almeno quanto la nipote.
Tra mantelli pomposi e body luccicanti, oscilla tra l’adorabile e il raccapricciante. Dunque non può che essere amore assoluto.
La più sexy di tutti. Dopo Achille Lauro, naturalmente.
Lui col suo panama bianco, lei col suo look da erborista new age, i due sono il Sanremo che non muore mai, il Sanremo dei Buongiorno Kaffè, il Sanremo di chi commenta “però Al Bano canta sempre bene”. Non importa nulla se quando cantano “Felicità” anziché guardarsi come una volta, guardano se il bonifico è arrivato, non importa se la figlia sembra più vecchia di loro, non importa se cantano in playback una nuova canzone dal ritmo orientaleggiante, segno che sono aperti ai nuovi mercati arabi e il mercato russo è esaurito. Importa che siano ancora lì, dopo divorzi, ripicche, battibecchi, figli da altre e isole dei famosi, a darci una grande, commovente lezione di vita: “Certi amori non finiscono, fanno dei GIROCONTI immensi e poi ritornano”.