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Il messaggio dei vertici Rai Sergio e Rossi: “Non sapevamo della malattia di Di Mare”

Di Antonio Scali
Pubblicato il 29 Apr. 2024 alle 19:46

La notizia della malattia del giornalista Franco Di Mare, ospite ieri sera da Fabio Fazio, ha commosso tutti. L’ex direttore di Rai 3 ha svelato di soffrire di un mesotelioma: tumore direttamente legato all’esposizione all’amianto. Di Mare ha poi accusato la Rai di avergli voltato le spalle in un momento così difficile. I vertici della Rai non sapevano della malattia di Di Mare, fanno sapere con una nota Roberto Sergio, amministratore delegato, e Giampaolo Rossi, direttore generale del servizio pubblico.

“L’ad della Rai Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi sono venuti a conoscenza solo ieri sera della drammatica vicenda di Franco Di Mare, al quale esprimono tutta la propria vicinanza umana e assicurano la loro disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto”, si legge nel comunicato. Di Mare aveva raccontato: “Da inviato di guerra ho respirato amianto. Sono stato a lungo nei Balcani. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto”. Ed è forse nel 1992 a Sarajevo che il giornalista ha iniziato a “respirare la morte”. Il tumore ha infatti un periodo di incubazione molto lungo, di vari decenni.

Dopo la diagnosi, Di Mare ha chiesto alla Rai “lo stato di servizio”: un documento utile a ricostruire i suoi spostamenti di lavoro per capire dove possa esserci stata l’esposizione sospetta. L’azienda, a detta del giornalista, l’avrebbe negato. Di Mare ha definito questo comportamento ripugnante. Ospite di Che tempo che fa, aveva aggiunto: “Si sono dileguati – ha detto – tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora. Io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare sono spariti tutti”. La nota odierna dei vertici di Viale Mazzini lascia intendere la disponibilità a dare una mano e, immaginiamo, a rilasciare lo stato di servizio.

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