Interviste graffianti e mai scontate, personaggi forti e con un vissuto da raccontare, frasi cult e virali. Sono questi alcuni dei segreti del successo di Belve, il programma di Francesca Fagnani che torna con una nuova stagione nella seconda serata di Rai 2 a partire dal 1 novembre. Grande novità di quest’anno, il triplo appuntamento settimanale – martedì, mercoledì e giovedì – per un mese. Un format ormai consolidato che resta fedele a se stesso, con due interviste per ogni puntata, come ci racconta la conduttrice, che a TPI svela i primi nomi degli ospiti.
Quali saranno le novità e i cambiamenti di questa edizione di Belve?
“Sicuramente la novità principale è quella del triplo appuntamento settimanale. Avrei potuto scegliere di fare un’intervista a sera, ma ho preferito mantenere l’impostazione classica del programma e farne due a puntata, per un totale quindi di sei ospiti a settimana. Questa striscia di Belve andrà avanti per un mese, e si inserisce in un’idea più ampia – del direttore Stefano Coletta – di affidare le seconde serate di Rai 2 ad Alessandro Cattelan, me e Stefano De Martino. Ci alterneremo andando in onda per un mese ciascuno. Il format di Belve resta quindi lo stesso: ci sarà una breve anteprima con un assaggio di quella che sarà la puntata, e poi le due interviste”.
Con tante puntate così ravvicinate, diventa ancor più importante la scelta degli ospiti da intervistare.
“Cerco sempre personaggi che non siano per forza grandi nomi, l’importante è che si tratti della persona giusta per questo tipo di programma. Se poi arriva anche l’ospite molto famoso, come accaduto in passato, sono contenta, ma in primis deve essere una persona identitaria rispetto al titolo e al format, che abbia quindi quelle caratteristiche”.
Ci dia qualche nome: chi saranno gli ospiti di queste nuove puntate?
“Vi anticipo due nomi: Wanna Marchi e Alessandra Celentano”.
Qualcuno ha rifiutato l’invito a questa edizione?
“Giuseppe Conte doveva venire, poi non so perché ha cambiato idea. Mi dispiace, spero ci ripensi, lo aspetto”.
Qual è l’identikit di una Belva?
“Lo spettro semantico è molto ampio. Si tratta di persone determinate, coraggiose, o che nella loro vita hanno fatto scelte completamente sbagliate, come quando ho intervistato delle camorriste, o che sono riuscite ad avere successo per merito loro e non in virtù di anacronistiche quote rosa. Insomma, personaggi – perlopiù donne – che hanno dato prova di forza, ambizione e che hanno un vissuto letteralmente straordinario, cioè fuori dall’ordinario. Il criterio di scelta è quindi molto vasto, di certo non cerco il famoso in quanto tale”.
Cattelan, lei, Di Martino e presto Fiorello: Rai 2, una rete in cerca di una propria identità e di ascolti, sta sperimentando molto. La affascina questa sfida?
“Rai 2 è una rete che deve necessariamente innovare e rinnovarsi, cercando di attrarre un pubblico giovane. In una tv generalmente molto statica, fare delle sperimentazioni come queste è un segno di vitalità. Ben vengano. L’arrivo di Fiorello, a prescindere dalle polemiche dei giorni scorsi, è un valore aggiunto ovunque”.
Gli ascolti però finora sembrano premiare poco queste novità. Vi siete dati un obiettivo per questa nuova stagione?
“Non è importante solo l’ascolto, bisogna tener conto anche di quanto un programma diventa virale, quanto se ne parla. Per noi inoltre è fondamentale il dato di Rai Play. A volte una collocazione in palinsesto poco fortunata penalizza gli ascolti, ma poi la trasmissione, se è apprezzata, viene recuperata sulla piattaforma, specie dai giovani. Quello che mi interessa è fare un buon programma, che piaccia, non ottenere mezzo punto in più di share”.
Qual è secondo lei la chiave del successo di Belve?
“Penso che alla base ci sia l’idea di un’intervista più libera. Sono domande che vorremmo fare un po’ tutti. Ho il privilegio di essere libera nel fare le domande, ed è la stessa libertà che hanno gli ospiti nel reagire e rispondere come ritengono. Chiaramente è un meccanismo diverso per esempio dai talk d’informazione, dove si alternano bene o male sempre gli stessi politici, scelti dai partiti. Non ho l’esigenza di non dispiacere”.
Qual è il suo modello di riferimento per questo tipo di interviste?
“Il taglio è molto personale, è un format cucito su di me, anche attraverso il mio modo di essere, con quell’ironia sorniona e un po’ irreverente. In generale i miei maestri, dai quali ho imparato a fare le interviste e a cui devo tutto, sono Giovanni Minoli e Michele Santoro”.
Una sua belvata?
“Una volta da piccola ho fatto credere a mia sorella che era stata adottata, perché eravamo molto diverse”.
Tra i suoi ospiti ha avuto anche Giorgia Meloni, che nel frattempo è diventata la prima donna presidente del Consiglio in Italia.
“Era il 2018, ovviamente all’epoca non mi sarei potuta aspettare questo traguardo. Era però già evidente che fosse una leader. È sicuramente pienamente rispondente al titolo del programma: una donna che ce l’ha fatta, a prescindere dalle idee politiche, e che non è stata scelta da uomini. Ha fatto una lunga gavetta e alla fine è stata premiata”.
Alcuni dei personaggi che ha intervistato nella scorsa stagione sono ancora oggi molto virali e al centro dell’attenzione, come Pamela Prati per il caso Caltagirone e Ilary Blasi per la nota crisi con Totti. Merito anche un po’ della sua trasmissione?
“Sicuramente Ilary Blasi è venuta in un momento contingente e poi è esploso il caso, ma non ha bisogno di essere rilanciata da nessuno. L’intervista a Pamela Prati invece ha avuto una tale viralità che probabilmente ha rivitalizzato il suo personaggio”.
Caso Elettra Lamborghini e l’intervista saltata: la vedremo mai?
“Citofonare alla Rai. Per quel che mi riguarda poteva andare benissimo in onda”.
Ha visto l’imitazione che le ha fatto Vincenzo De Lucia? Le è piaciuta?
“Non posso che ringraziarlo, è un artista vero. È stato bravissimo, mi ha fatto un grande regalo. Poi è una persona davvero carina, speciale”.
Recentemente Selvaggia Lucarelli ha detto che a Belve è la conduttrice che vuole vincere, sono interviste che dal suo punto di vista fanno più gioco a chi conduce che a chi ci va. Come risponde?
“Non rispondo. Ha detto anche che ci guarda e si diverte molto, quindi la ringrazio”.
Al giornalismo è arrivata un po’ per caso, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, ma poi ha fatto tanta gavetta.
“Si, la mia gavetta è stata molto lunga, è durata una ventina d’anni. Sono contenta di averla fatta. Ho realizzato documentari, talk, reportage: penso sia molto importante conoscere tutti gli aspetti del linguaggio televisivo prima di arrivare a condurre un programma. Altrimenti è limitante”.
Cosa le piacerebbe fare oltre a Belve, ci sono già dei progetti in tv?
“Quando faccio una cosa penso sia la migliore che io possa fare in quel momento, sono totalmente presa. Inoltre sto scrivendo un libro sul tema della criminalità organizzata e collaboro con l’Espresso”.
Passerebbe a Mediaset?
“Non ho pregiudizi verso nessuno. Ci ho lavorato in passato e mi sono trovata molto bene”.
Per il nostro settimanale aveva scritto un reportage, “Romanzo Capitale”. Qual è la situazione a Roma oggi?
“La stessa di quando c’era Virginia Raggi, solo che lo scrivono meno persone”.