Sulla Scena del Delitto. Il Caso del Cecil Hotel | Documentario Netflix
Sincronicità. È questa la parola chiave di una storia davvero incredibile. Netflix, insieme a Ron Howard e Brian Glazer, portano sulla piattaforma una nuova serie documentaristica che parla di crimini eccellenti. Questo crimine in particolare, quello che riguarda Elisa Lam, studentessa canadese in vacanza a Los Angeles, ospite del “Cecil Hotel“, è però una delle più folli storie mai narrate, e ben nota ai “complottisti” di tutto il mondo. Devo ammettere con un filo di vergogna che io qualche anno fa ho fatto parte dell’esercito di “investigatori del web” che hanno provato a contestualizzare la storia di questa sfortunata ragazza, partendo da un famigerato video che mi stregò, insieme a migliaia di altre persone.
Si tratta del video di sorveglianza che vede Elisa Lam entrare nell’ascensore del Cecil Hotel, compiere alcuni gesti compresi tra il rituale, il folle, lo scherzoso, il diabolico, muovere le mani in maniera assurda, spingere pulsanti dell’ascensore, giocare nascondino con se stessa, e da quel momento sparire per sempre. La ragazza sarà ritrovata morta diciannove giorni dopo nella cisterna d’acqua del Cecil Hotel, sul tetto, dopo che i residenti hanno bevuto quell’acqua per quasi un mese. Come sia arrivata là, resta ancora oggi un mistero. Seppur sia stata data una spiegazione plausibile, l’inconscio di ciascuno di noi, l’irrazionale, il mistico, continua a pensarla diversamente.
Questi due aspetti, il video e il ritrovamento, sono soltanto l’antipasto di una vicenda fuori dal normale, che ha nelle coincidenze un fattore di enorme peso. Coincidenze che gli autori chiamano appunto “sincronicità”, vista la loro peculiarità. E per quanto il documentario provi a smontare le tesi più complottiste riguardo all’intera vicenda, che non riveliamo per non rovinare l’esperienza allo spettatore, il dubbio rimane. Soprattutto a chi ha indagato a fondo sulla storia.
Il più incredibile tra tutti, l’epidemia di tubercolosi tra gli homeless di Skid Row, quartiere dove si trova l’Hotel Cecil, è coincisa con l’arrivo della ragazza in città, e, il test per la tubercolosi si chiama…“Lam Elisa“, esattamente come la giovane. E questo è solo uno degli aspetti inquietanti della storia.
La vicenda ha diversi elementi secondari interessanti. Il video “dell’ascensore” fu uno dei primi video virali mai creati. Elisa teneva un diario digitale sulla piattaforma Tumblr, e per chi si è appassionato alla sua vicenda sa che era una ragazza speciale, dotata, introversa ma brillante.
E poi c’è tutto ciò che riguarda il famigerato Cecil Hotel di Los Angeles, il suo essere “maledetto”, covo di assassini seriali, adoratori del diavolo, terreno fertile per morti, suicidi, persone scomparse. Il Cecil si è già reso protagonista di altri documentari, intrecciandosi nelle storie di altri serial killer, uno su tutti, “Nightstalker”, alias Richard Ramirez, che uccise almeno 13 persone in pochissimi mesi prima di essere catturato. Mai redento adoratore di Satana, il Cecil era la sua residenza preferita. Che gli ambienti emettano energia, e che le persone più sensibili possano cogliere questo magnetismo, è cosa nota, ma il Cecil è davvero fuori scala. Questo hotel si intreccia con tutti i momenti oscuri di La La land, compresa la morte di Elizabeth Short, la famosa “Black Dahlia”, un famoso caso irrisolto di omicidio di una giovane attrice talmente magnetico che Brian De Palma ne fece, qualche anno fa, un bel e enigmatico film. Se poi vogliamo lasciarci andare alle coincidenze, Elisa-Elizabeth, entrambe in viaggio da San Diego a Los Angeles, e così via.
La vicenda di Elisa Lam è a tutt’oggi inspiegabile, nonostante il fatto che il documentario porti delle conclusioni. E sono conclusioni sensate. Ma c’è una parte di noi, quella più legata al mistico e al sospetto, che non può non evidenziare le folli discrasie di una vicenda a tutt’oggi pazzesca, e mai raccontata nel dettaglio, a volte in maniera verbosa e eccessivamente reiterata, si, ma intrigante, come in questo documentario.
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