Sono passati ormai dieci anni dall’omicidio di Nicoletta Figini, un rebus che gli inquirenti, nonostante indagini raffinatissime, non sono mai riusciti a sciogliere.
Nella notte tra il 18 e il 19 luglio 2013, la signora Figini, 55 anni, veniva legata e uccisa nella sua elegante casa di via Ramazzini, a Milano. Il mattino dopo, la collaboratrice domestica, aprendo la porta d’ingresso, si è trovata dinanzi a una scena raccapricciante: il corpo della donna, coperto soltanto da una camicia da notte bianca, era stato immobilizzato con strumenti di ogni sorta: lenzuola, nastri, arnes sadomaso e, addirittura, cavi usb. La casa era sottosopra, eppure la scena del crimine non si prestava all’interpretazione più semplice, quella della rapina. L’accanimento sulla povera donna, i complessi nodi e le fantasiose legature sembravano il frutto di un disegno più aggrovigliato. Come se non bastasse, nella casa vennero trovati gioielli di grande valore che non erano stati trafugati, boccette di eroina che stridevano con l’idea che Figini dava di sé, quella di una signora della “Milano bene”, nonché centinaia di arnesi e oggetti tipici delle pratiche erotiche bondage.
Nicoletta Figini aveva pochi amici. Ciascuno di loro la ricorda a proprio modo: insospettabile o tossicodipendente, sempre allegra o molto depressa, quieta o impaurita, coraggiosa o intimorita, autonoma o indipendente, arrabbiata o innamorata. Possibile che nessuno avesse idea di chi fosse davvero Nicoletta Figini? Ho provato a ricostruirlo, andando a spulciare tra le carte, pagine e pagine, documenti, verbali, sommarie informazioni, perizie tecniche. Ho cercato in ogni sms, in ogni testimonianza, il tassello mancante, quello della verità. Il caso Figini, però, resta ancora un mistero irrisolto.
Lo raccontiamo nella prossima puntata di Detectives, che andrà in onda sabato 6 maggio su Raidue, alle 22.30. Il programma è condotto dal noto giornalista Giuseppe Rinaldi, con la regia di Fabrizio Berruti De Villa, ed è realizzato da RAI e Verve Media Company, in collaborazione con la Polizia di Stato.
Di questa puntata sono l’autrice e, dopo aver attraversato l’Italia, bussato a porte chiuse, telefonato a chi di Nicoletta Figini voleva dimenticarsi, sono riuscita a raccogliere importanti testimonianze. Durante un dialogo serrato, Giuseppe Rinaldi e Marco De Nunzio – oggi dirigente dell’Anticrimine alla Questura di Monza, allora a capo della squadra mobile di Milano, che si occupò del caso – ripercorrono ogni dettaglio delle meticolose indagini portate avanti dagli investigatori. Il DNA dell’assassino è noto – come si scoprirà durante la puntata – ma a esso non corrisponde ancora nessun soggetto. Le piste seguite sono state molte e inquietanti: una è passionale, l’altra è legata allo spaccio di droga, un’altra ancora ha portato all’arresto di un pedofilo, vi è poi quella legata alla scena sadomaso e un’altra pista che ha condotto gli inquirenti sino in Ucraina. Due esperti – uno di arrampicata e l’altro di pratiche sadomaso – analizzano gli elementi del caso secondo la loro prospettiva e provano a fornire un identikit dell’assassino.
La tragica morte di Nicoletta Figini porta a riflettere su una Milano scandita dal senso di fallimento e dal desiderio di profitto, una città in cui proliferano doppie e triple vite, spesso infelici, insoddisfatte, ai margini della legalità, una Milano che dal 2013 a oggi, forse, non è poi così cambiata. Un caso irrisolto che vivacizza antiche questioni ma apre anche nuove domande le quali, unendosi in un’unica voce, intonano a gran voce la richiesta finale: sia fatta giustizia!