Cosa vedere questo weekend in tv: la rubrica di TPI
Netflix, dormiente per qualche mese, sgancia una bomba a rilascio ritardato fatta del buon vecchio passaparola. È attualmente il serial più visto in novanta Paesi ed è sulla bocca di tutti. Parliamo di Squid Game, serial coreano di Hwang Dong-hyuk, onirico, spietato, crudele. Squid Game narra le vicende di alcuni cittadini di Seul oppressi dai debiti che finiscono dentro un gioco mortale, basato su vecchi giochi dell’infanzia, le biglie, uno-due-tre stella, e altri. Giochi da bambini in cui, però, qui si muore sul serio.
Al netto di clamorose ingenuità, dialoghi prolissi e davvero naïf (ma, ricordiamolo, sempre meglio di qualsiasi serial italiano, paragonabile per qualità a prodotti ugandesi, sperando che l’Uganda non si offenda per essere stata paragonata a Rai Fiction o Mediaset), Squid Game ha momenti di rarissima intensità emotiva, seppur usando gli escamotage della iperviolenza. Attori dotati e un viaggio per lo spettatore in una cultura diversa. È davvero un fenomeno sociale, perché per la prima volta arriva al grande pubblico, e non soltanto nei cinema della capitale in odor radical chic, un prodotto coreano.
Squid Game non è doppiato. E questo è il primo fatto storico. Con questi numeri diventerà il serial più visto nella storia di Netflix, secondo fatto storico, ed è ben meglio del mediocrissimo “La Casa di Carta”. Ha un fascino esotico, per chi è cresciuto a pane e America, e ha attori credibili tra cui la bellissima e ultraterrena HoYeon Jung. È da vedere perché da tempo Netflix, dopo “The Serpent”, non offriva un lavoro di qualità, non è da vedere, assolutamente, se avete figli sotto i diciotto anni.
Proseguiamo con Apple TV+ che lancia “Foundation”, kolossal basato sulla trilogia della Fondazione del genio Isaac Asimov (spoiler: leggetevi i libri, sono infinitamente più belli). Foundation fa uso massivo di CGI ed è tutto troppo perfettino per essere bello. Il cattivo è il classico maschio bianco etero, e figuriamoci il contrario, e l’eroina è Afrodiscendente, e figuriamoci il contrario, per un prodotto troppo politicamente corretto. A volte sembra proprio di vedere una casting director che esclama “qui mettiamo l’asiatica, qui l’albina, qui l’altra minoranza”. Vedibile, ma piuttosto fasullo. Speriamo cresca, il materiale c’è. Ma basta, per pietà, politicamente corretto.
Su Amazon Prime Video, per gli amanti del cinema di classe, trovate “Niente da Nascondere”, Con un Michael Haneke in grande forma registica. Amazon crolla nel versante Italia continuando a produrre orrori, come “Dinner Club”, una sorta di ammucchiata di celebrities che vagano per lo schermo. Insostenibile. In arrivo anche il serial sui Ferragnez, su cui, perdonateci, non riusciremo a darvi un parere perché guardarlo potrebbe essere peggio della “Cura Ludovico” di kubrickiana memoria. Al cinema arriva 007, sempre grande spettacolo ma sceneggiatura zoppicante e anch’essa ahinoi travolta dal gender equality. Come sempre state alla larga dai film italiani, per avere una vita serena. Buona visione.