Ci sono soltanto 70 giornalisti accreditati (e “reclusi” con le loro postazioni al Casinò) per il Festival di Sanremo 2021. Lo scorso anno furono 1.300, accalcati nelle due sale stampa e a zonzo per la cittadina del Ponente ligure. Non è il solo dato, ma sembra uno tra i più impattanti per comprendere il ridimensionamento causa Covid del maggiore evento di spettacolo nazionale, in programma dal 2 al 6 marzo su Rai1.
Sanremo ha poco meno di 55 mila residenti, e supera per densità persino il capoluogo di provincia, Imperia. Durante la settimana festivaliera di norma si arriva a toccare le 100 mila presenze. Gli appartamenti traboccano di ospiti, e così pure gli hotel, che invece quest’anno registrano, fanno sapere dal Comune, “il 50 per cento di presenze in meno”.
Le misure di sicurezza per artisti, orchestrali, tecnici e addetti ai lavori sono stringenti: vengono sottoposti a tampone al loro arrivo a Sanremo e poi ogni 72 ore, oltre al normale controllo della temperatura e alla sanificazione delle mani al momento dell’ingresso al Teatro Ariston, location primaria dello show. Le prove di ogni cantante si tengono a distanza di un’ora ciascuna (nel frattempo ogni volta microfoni e oggetti di palco vengono ripuliti) e ognuno può presentarsi con un solo accompagnatore. Soltanto i componenti dei gruppi si possono avvicinare gli uni agli altri; altrimenti vale il canonico metro e mezzo di distanza. Nel corso della settimana tutti gli artisti saranno tenuti a restare nelle stanze dei propri alberghi e non potranno muoversi in città; è consentito loro soltanto raggiungere l’Ariston su automobili con i vetri oscurati. L’obiettivo è azzerare ogni tipo di assembramento di fan.
Per ciò che riguarda lo stato dell’arte, per così dire, del Coronavirus già presente a Sanremo, alla data di oggi (Dati Asl1 Liguria) sono 1.237 le persone sotto sorveglianza, 367 i positivi seguiti o curati a domicilio e 97 i pazienti ospedalizzati. Impossibile non fare una chiacchierata con il Sindaco, Alberto Biancheri, in carica dal 2014 e a capo di una lista civica.
Biancheri, sarà un Festival blindato?
Per certi versi sì, non lo nego, ma vogliamo che sia comunque la solita, grande festa televisiva per il Paese. Fatta nel pieno rispetto di tutte le norme di sicurezza previste. Certo, abbiamo dovuto azzerare gli eventi collaterali, che erano cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni e sui quali abbiamo puntato molto.
Sanremo è in zona rossa?
No, c’è stato questo equivoco nell’informazione. Eravamo in zona arancione, e siamo attualmente in arancione rinforzato. Che contempla in più la chiusura di scuole e parchi pubblici. I negozi sono aperti. Bar e ristoranti possono fare asporto e delivery. Le scuole sono chiuse perché una persona su tre fra i positivi risultava in età scolare. I problemi maggiori venivano dalla vicina Ventimiglia e soprattutto dalla Francia. Siamo vicini alla Costa Azzurra, che a Natale ha tenuto tutto aperto a differenza nostra, creando un aumento vistoso di contagi, che in parte si sono riversati in Liguria.
I protocolli di sicurezza sono seguiti da Rai e Asl?
Io stesso, come tutti coloro che lavorano a qualsiasi titolo al Festival, vado ogni 72 ore a sottopormi al tampone in una delle tende di triage. Con la Rai e il CTS è stata stabilita una procedura severissima che interessa tutti. I tecnici della Rai sono qui a montare il palco dal 2 gennaio. Le prove sono in atto da 15 giorni. Per ora nessun problema.
E il Comune che cosa fa?
Le nostre ultime ordinanze sono di oggi. Prevedono divieti di transito e/o stazionamento nei pressi dell’Ariston e dall’ingresso sul retro per gran parte delle giornata, dal 2 al 7 marzo. L’ovvio divieto di ogni attività che possa richiamare pubblico in strada; riprese televisive all’aperto nel rispetto delle regole di distanziamento e senza assembramenti; che vanno evitati anche nei pressi di alberghi e strutture ricettive, con l’invito ai gestori a collaborare e controllare.
Ma se dovesse verificarsi qualche caso di positività fra artisti, tecnici e orchestrali, lei è già pronto al diluvio di polemiche che scoppierà?
Non sono pronto a niente. Tutto può succedere, ma è estremamente improbabile, vista la cura e lo sforzo che stiamo facendo con rigore. Incrociamo le dita.
Lo sa che Sanremo rischia di essere l’unico posto in Italia dove funzioneranno i tracciamenti?
(Ride) O dove si rispetteranno le regole. Vede, l’Italia è un Paese particolare: in questi mesi, riunioni su riunioni, parlavo anche con molti suoi colleghi, sempre pronti a puntualizzare le regole di distanziamento, i rischi degli assembramenti. Poi scoppia la crisi e in tv vedo non meno di 100 giornalisti accalcati uno sopra all’altro davanti a Montecitorio per avere una dichiarazione di Salvini. Se ci sono divieti, dovrebbero valere per tutti.
Quale sarà il danno economico (o il mancato guadagno) quest’anno per Sanremo?
Non parlerei esattamente di danno. Diciamo che cifre esatte non le so, dunque non le posso dare, ma se gli hotel sono al 50 per cento circa delle presenze; se le seconde case e quelle in affitto ne risentono molto; se non ci sono giornalisti, se mancheranno 1.200 spettatori in sala ogni sera, quel poco lavoro che c’è per chi è sul posto saranno bruscolini. Ma è comunque importante in questo periodo. Stimo che possa esserci il 30 per cento dell’introito abituale”.
Ha mai temuto davvero che il Festival quest’anno saltasse?
Personalmente sì, alcune volte. In particolare quando ci fu proprio la polemica sul pubblico, o meglio i figuranti presenti o non presenti all’Ariston. Parve una grossa pregiudiziale, c’era fermezza, e lì temetti davvero il peggio. Poi con la decisione del CTS per il no le cose sono rientrate.
D’altra parte il Festival in Italia è più certo del Natale: negli anni è successo di tutto, e non è mai saltata un’edizione…
Ha ragione, ma le dico una cosa: per me noi stavolta forse sarebbe stato molto più semplice non farlo, ma mi piace pensare che possa essere d’esempio per l’Italia. Che questo rispetto per le regole possa dimostrare che si possono e devono riaprire presto i teatri, ripartire con gli spettacoli… Come ho fatto quest’estate anche qui con piccoli eventi da 400-500 spettatori, nel rispetto delle regole sanitarie e senza problemi. Altroché ristori: se questo Paese non riparte, siamo messi male. Guardi noi: abbiamo il Casino chiuso da mesi, ed è del Comune.
Dalla convenzione con la Rai quanto incassate?
Cinque milioni di euro lordi l’anno. Tolte le spese si riducono a tre. Che servono anche a mettere in piedi decine di manifestazioni collaterali, anche sportive, a sostenere Sanremo in modo determinante. Mi trovi un comune con 55 mila abitanti che si può permettere un’orchestra sinfonica. E poi il Festival è fondamentale per il ritorno che ci dà con la promozione turistica. Ciò viene poco considerato.
C’è chi ha detto: quest’anno, eccezionalmente, facciamo Sanremo altrove. E voi vi siete messi di traverso.
Sì, hanno parlato del Forum di Assago. Ma lo facciano pure. Sarà il Festival di Assago.
Da Nilla Pizzi a Diodato, come sono cambiati Sanremo e il Festival?
Sono ringiovaniti. Io posso parlare dei miei sette anni, prima pur da sanremese lo seguivo poco. I primi con Carlo Conti. Un legame saldissimo. Poi è venuto Baglioni, che ci ha consentito anche di trovare uno sponsor parallelo per i giovani di Area Sanremo. Totalmente ripagato. E poi il primo di Amadeus, che è stato il più seguito e anche quello più ricco di eventi collaterali.
Quindi lei quest’anno il Festival lo guarderà da casa come tutti e magari abita a 100 metri dall’Ariston?
In passato andavo a sedermi in sala la prima e l’ultima sera. Durante la settimana giravo per i bar della città o nei dintorni dei palchi degli eventi collaterali. Oppure verso mezzanotte mi infiltravo nel backstage all’Ariston, cosa sempre piacevole. Quest’anno sarà una cosa sicuramente più intima e familiare.
Ma abita o no a 100 metri dall’Ariston?
No, a 50 metri dal Casinò.
Ecco perché le manca tanto: vorrebbe andare a giocare!
Sì, ci manca solo che vada a giocare al Casinò! Mi ritroverei su tutti i giornali e il giorno dopo sarei costretto a dimettermi. Magari quando decido di lasciare ci faccio un pensiero! (Ride).
Ma lei di mestiere fa il Sindaco?
No, è un’esperienza di vita bellissima che mi porta via il 70-80 per cento del tempo, un lusso non da tutti, ma in realtà abbiamo un’azienda agricola che si occupa di creazione e produzione varietà floreali. In particolare siamo specializzati su papavero, anemone e ranuncolo. Serre a dieci chilometri da Sanremo, 72 dipendenti, vendiamo 30 milioni di bulbi in tutto il mondo.
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