Dal 30 novembre al 5 dicembre torna per il secondo anno consecutivo nella capitale britannica il London Migration Film Festival.
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Fondato nel 2016 da un gruppo di amiche con un passato personale di migrazione, la prima edizione del festival ha riscosso grande successo, e tutti gli eventi sono stati sold-out. Per questo, LMFF torna quest’anno in cinque locations londinesi in una versione più grande e ambiziosa, con una selezione di più di 20 tra film, documentari e shorts.
L’idea dietro a questo progetto è di andare contro alla rappresentazione più mainstream di migranti e rifugiati, che spesso vengono visti come nemici o vittime, ma mai come persone.
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Lo scopo del festival è quindi quello di trasmettere il carattere più umano delle migrazioni, e di rappresentare alcune tra le molte forme in cui l’esperienza di migrazione può avvenire, andando oltre all’idea che esistano solo rifugiati o migranti economici.
I 20 film presentati al London Migration Film Festival si focalizzano sull’intersezione tra migrazione con, per esempio, tematiche come integrazione, lavoro, genere, attivismo, guerra, lingua, cibo, rientro e seconde generazioni.
Allo stesso tempo, le storie incluse nella selezione sono basate in paesi distinti e lontani tra loro per andare oltre al mito che le migrazioni avvengono solo dal Medio Oriente o Africa in direzione dell’Europa.
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I paesi rappresentati includono per esempio Cina, Turchia, Sud Africa, Argentina, Danimarca, Regno Unito e Italia.
Il festival serve come piattaforma sia per artisti riconosciuti nel mondo del cinema, come Ai Weiwei con il suo Human Flow, sia per registi non altrettanto noti, come Canzhao Lan, ventenne cinese che ha girato un film sull’esperienza dei migranti lavoratori in Cina (The Dog), o Liliana Dulce Marinha de Sousa, il cui lavoro segue un gruppo di filmmaker siriani in Turchia mentre producono una serie di sketch satirici contro l’ISIS (The Art of Moving).
Una giornata del festival è dedicata al cinema italiano, ed è curata in collaborazione con Cinema Italia UK. Ambaradan, di Paolo Negro e Amin Nour, e Per un Figlio, di Suranga Deshapriya Katugampala, faranno quindi il loro esordio a Londra, raccontando le esperienze delle seconde generazioni in Italia.