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Quanto vale il Festival di Sanremo: il giro d’affari tra pubblicità e indotto

Secondo un rapporto di Banca Ifis, la kermesse musicale genera 60 milioni di ricavi tra raccolta pubblicitaria per la Rai e indotto per il territorio ligure

Di Redazione TPI
Pubblicato il 7 Feb. 2023 alle 07:00

Quanto vale il Festival di Sanremo? La kermesse del Teatro Ariston non è solo il più prestigioso concorso canoro d’Italia, ma anche una poderosa macchina da soldi. Che produce nello spazio di appena cinque giorni un giro d’affari da 60 milioni di euro.

Lo ha calcolato Banca Ifis, sponsor di Casa Sanremo: nel market watch “Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento”, realizzato dall’istituto bancario, si legge che il Festival frutta alla Rai 42 milioni in raccolta pubblicitaria e al tessuto economico ligure ben 18 milioni.

Ogni anno durante la rassegna musicale, la cittadina di Sanremo, che conta 53mila abitanti, e le zone limitrofe sono “invase” da una carovana di 41mila persone, fra artisti, organizzatori, staff, turisti.

L’impatto di queste presenze ricade principalmente su alloggi (8,8 milioni di euro), ristorazione (2 milioni), shopping (2 milioni, incluse le spese al casinò e la biglietteria dell’evento) e trasporti (0,6 milioni). A queste somme vanno aggiunti poi i 5 milioni di euro erogati dalla Rai al Comune di Sanremo.

La tv di Stato, dal canto suo, ha registrato negli ultimi anni ascolti in continua crescita (con una media di oltre 10 milioni di spettatori per ciascuna serata) che hanno fatto impennare anche la raccolta pubblicitaria: per l’edizione 2023 si stimano ricavi per 46 milioni di euro, in aumento del 9% rispetto ai 42 del 2022. Basti pensare che il 48% degli italiani afferma di aver guardato almeno un’edizione del Festival tra il 2015 e il 2020.

Ma i numeri positivi di Sanremo sono solo la punta dell’iceberg rispetto al volume d’affari generato dall’economia italiana dello spettacolo e dell’intrattenimento, che – sempre secondo il report di Banca Ifis – nel 2022 ha prodotto ricavi per oltre 54 miliardi di euro, in crescita del 2% rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid.

Dopo il biennio pandemico, segnato dalla sospensione delle attività live in teatri, sale da concerto e altri luoghi di aggregazione, il settore è tornato a pesare per l’1,5% sul Pil nazionale. Poco meno di 27 miliardi di euro arrivano dalle cosiddette attività “core”, come editoria, giochi, videogiochi, fotografia, danza, mentre le attività “funzionali” – cinema, teatro, tv, apparecchiature musicali – valgono 27,3 miliardi.

Il mercato discografico italiano ha generato 332 milioni di euro nel 2021 (ultimo dato annuo disponibile) collocandosi al decimo posto a livello mondiale. Il 70% degli italiani dichiara di fruire di musica attraverso i servizi di streaming. La radio si conferma invece come la modalità di fruizione preferita e viene scelta dal 20% degli italiani, ma condivide il podio con l’ascolto attraverso video streaming.

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