Sanremo 2019 Bisio monologo padre figlio – L’attore Claudio Bisio conduce il Festival di Sanremo 2019, al fianco del direttore artistico Claudio Baglioni e di Virginia Raffaele.
Sul palco dell’Ariston Bisio è stato il primo ad inaugurare la parte relativa ai monologhi. Nel primo discorso di Sanremo l’attore ha affrontato le polemiche dei giorni scorsi sul tema caldo dell’immigrazione e ha difeso a spada tratta Claudio Baglioni.
Alla quarta serata del Festival Bisio affronta un altro tema, quello della famiglia e, nello specifico, della paternità. Il testo è stato scritto da Michele Serra.
Ecco una parte del monologo di Claudio Bisio a Sanremo
Secondo me il bello del festival è che unisce le generazioni. Io ricordo da bambino lo guardavo con papà e adesso l’avrei visto con mio figlio se non fossi stato qui. Tra l’altro mio figlio, che ha vent’anni, ieri mi ha mandato un video a casa sul divano che con l’accendino in mano cantava “Notte prima degli esami” guardando la tv. Alcuni dicono che questi ragazzi sono pigri, indolenti, fannulloni i ventenni, i millennials. Io non credo, io gli do fiducia a questi ragazzi. Per esempio mio figlio si è svegliato nel momento stesso in cui si è svegliata tutta la città. Quando la gente va a lavorare, i bambini vanno a scuola e tutti sembrano partecipi dello stesso ritmo, membri della stessa comunità.
Peccato che la città sia Sydney, a nove ore di fuso orario. Qui da noi sono le sette di sera, rabbuia e lui dorme ancora, ma almeno so che è passato da casa. Le tracce della sua presenza sono inconfondibili in bagno valanghe di asciugamani zuppi mi rendo conto che appendere un’asciugamani è un’attività che deve risultargli incomprensibile come chiudere un cassetto e un’anta di un armadio dopo avergli aperti come raccogliere da terra quelle felpe. Felpe farcite da una maglietta che lui sfila in un solo colpo insieme a qualunque indumento sovrastante c’è la parte superiore del suo vestiario è un multi strato che si compone vestendosi ma che non si scompone svestendosi.
Calzini sporchi, ovunque. A migliaia, a milioni. Appallottolati. E in virtù del peso modesto e dell’ingombro limitato, non tutti per terra. Alcuni su mensole, sull’armadio, sul lampadario come palloncini che un gas misterioso e sicuramente fetido ha fatto vibrare in ogni angolo della casa. Portacenere che traboccano di cicche allestite di canne spero non solo sue. Ecco in questo quadro bisunto e tendente all’oscuro quasi rabbiosa è l’aureola candida che sta sotto la macchinetta del caffè. Come descriverla, è un alone di zucchero dai contorni sfumati con al centro un piccolo cerchio intonso.
Non riesce a centrare la circonferenza della tazzina e dunque mi sparge il suo zucchero (che tra l’altro è sale). Il suo computer scarica musica sempre.
Forse è colpa mia, è colpa di noi genitori del fatto che i figli siano così. Smandrappati. Dicono gli psicologi, gli esperti che avreste bisogno di un padre con la P maiuscola. Un vero padre. Che avreste avuto bisogno del suo ordine ben strutturato, ben codificato così da poterlo fare tuo. Oppure combatterlo. E combattendolo diventando di nuovo. Non c’è argomento che mi metta più in difficoltà del padre io non ho che alcune attitudini per esempio quella non trascurabile del mantenerli con il mio lavoro e la mia fatica ma so che è sconveniente farlo pesare anche se è altrettanto sconveniente lo dico a carico tuo è dimenticarlo.
Ma riconosco che di tutte le altre tradizionali attitudini del padre stabilire regole, punire, rimproverare disciplinare io non sono un grande interprete le poche volte che cerco di riportare l’ordine sottolineare regole sento di avere un tono maldestro dell’improvvisatore senza talento. Parlo e dubito di almeno la metà delle parole che dico. Ho provato a seminare la casa di una parodia di comandamenti appiccicando post it alle porte. Parodie. Ecco il sogno mio era che dopo aver letto avresti capito da solo cosa avresti dovuto fare. Ma in fondo ti chiedo poco, molto poco. Forse troppo poco. Vuol dire che richieste cosi mediocri non possono scalfire il tuo spirito.
Al termine del monologo Bisio si siede sugli scalini e fa il suo ingresso il cantante Anastasio. Il vincitore di X Factor 2018 è salito sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo 2019.
Questo il testo completo:
“Correre, tu devi correre non devi domandare ne rispondere ti devi alimentare con compere
Scattare commentare scorrere
In quarta elementare mi hanno detto di sognare perché il mondo stava pronto per risorgere
E sarebbe stato mio dovevo solo correre,
e gli altri si mangiassero la polvere
Correre correre circolare qui non si può stare già da troppi anni
vorrei parlare con il titolare voglio spiegazioni voglio lamentarmi
Voglio i miei vent’anni voglio delle scuse ed il rimborso danni.
Poi la voglio smettere,
l’ufficio reclami di Cristo é intasato di lettere
Prova a riflettere che vuoi che dica
se vedo soltanto sorrisi incollati su facce depresse e promesse firmate a matita
Bella vita, la prendo per come mi arriva
che tanto domani è finita
Sto zitto, ho scritto una lettera bianca ma non l’ho spedita
oh no, non la spedirò mai
In questo parla parla per salire a galla quanto lotterai
oh no, no povera verità
nel calderone dell’opinione lei morirá
Vecchi come state? Vi state godendo la festa
Io non so mica mi manca il respiro e a tratti gira la testa
Mi hanno educato per vivere in bilico
Hai mai sentito del pensiero liquido?
Io te lo amplifico voglio innovare, oso pensare a un pensiero pensiero gassoso molecolare
E tra le molecole zero legame basta guardare il tessuto sociale
Ora capisci perché stiamo fissi a giocare agli artisti e a fotografare
Ci vogliamo affermare, ma sbattiamo nel muro
Siamo chiunque e non siamo nessuno
io sono sicuro soltanto del fatto che sono insicuro
Passo giornate a aggiornare una pagina solo a vedere chi mi ama e chi no
Bruciano gli occhi lo schermo mi lacera guardo la vita attraverso un oblò
Tuo figlio idolatra un idiota che
parla di droga e di vita di strada
Scalata sociale di gente normale che pare alla nostra portata
La storia è cambiata compagni miei
tutto è concesso da adesso in poi
Puoi essere quello che vuoi basta scordarti di quello che sei
Per essere quello che vuoi devi scordarti di ciò che sei“