Ieri sera a Olbia almeno diecimila persone hanno assistito ad un live di Salmo accalcate sotto al palco, senza distanziamento, senza mascherine, senza tampone e senza Green Pass. Per il sindaco della città – contro qualsiasi evidenza – “non era un concerto”, per il rapper sardo: “ad agosto il centro è sempre affollato. Gli assembramenti creati dalla finale degli Europei andavano bene, il mio concerto gratuito no”. C’è una terza opzione: non andavano bene né gli assembramenti per la finale né quelli per il tuo concerto. Anche perché questa non è la storia del concerto pirata di un artista che si definisce con le palle perché ha infranto tutte le regole. Questa è la storia di un artista che non ha avuto le palle di dire faccio un concerto fregandomene del Covid, della salute dei miei fan e di tutti i miei colleghi che sono in ginocchio da un anno (cioè quelli che non si possono permettere le vacanze in Costa). Ma ha sussurrato faccio un concerto per aiutare i sardi colpiti dagli incendi del 24 luglio, senza che in realtà fosse possibile effettuare donazioni durante il live.
Tutto inizia il 26 luglio quando Salmo pubblica un post su Instagram: “Vorrei organizzare un concerto in Sardegna completamente gratuito per le persone che non sono potute venire al live ieri. Sono disposto a farmi arrestare pur di suonare dal vivo”. Il live di ieri al quale si riferisce è il Water World Music Festival: il musicista si è esibito – assieme a Coez, Lazza e Bob Sinclair, tra gli altri – su un palco galleggiante installato nelle acqua della Costa Smeralda, al largo della Marina di Cala dei Sardi. Al concerto si poteva assistere solo a bordo di circa 200 tra gommoni, barche a vela, privé esclusivi, motonavi e velieri d’epoca ma i biglietti avevano un costo sicuramente impegnativo, a partire da 200 euro a persona.
In questo primo post pubblicato da Salmo non c’è alcun riferimento agli incendi che due giorni prima hanno devastato la regione sarda del Montiferru e il richiamo alla gratuità dell’evento in programma fa pensare che il suo intento sia offrire una possibilità di vederlo cantare dal vivo anche ai fan che non si sono potuti permettere il concerto galleggiante super esclusivo ed economicamente proibitivo per tanti.
Dopo poco però Lebonwski (questo il suo nickname sui social) pubblica un video nel quale invece parla dei paesi devastati dalle fiamme, delle famiglie in difficoltà, dei pastori che hanno perso il loro bestiame e quindi il lavoro: i montiferrini, dice ai suoi follower, “hanno bisogno di noi, hanno bisogno di una mano. Quindi direi di fare così: organizziamo un live completamente gratuito e un raccolta fondi su internet, per aiutare queste persone. Non so quando potremo organizzare questo live – conclude – e non so nemmeno se ce lo permetteranno, ma noi lo faremo comunque. Vi avviso quando potrà succedere”.
Chiaramente in tempi di pandemia, con la Sardegna nuovamente sull’orlo della zona gialla, il settore dei concerti dal vivo sottoposto necessariamente a regole molto stringenti soprattutto da quando è entrato in vigore il Green Pass obbligatorio, nessuno si stupisce del fatto che al di là delle migliori intenzioni un live non possa essere organizzato dall’oggi al domani. Eppure, nel giro di due settimane Salmo annuncia con un altro post su Instagram che la data del live gratuito in Sardegna è quella del 13 agosto anche se luogo e orario verranno comunicati solo il giorno stesso. Non c’è nessun riferimento, di nuovo, alla solidarietà, al Montiferru, agli incendi. C’è solo la volontà di esibirsi gratuitamente dal vivo a costo di farsi arrestare, come promesso nel primo post che niente aveva a che vedere con la beneficenza.
La location è segreta e rimarrà segreta, cioè non verrà mai comunicata sui canali ufficiali, ma già dalla sera del 12 agosto, giovedì, grazie al passaparola moltissimi sanno che Salmo si esibirà a Olbia. E infatti il 13, all’ora di pranzo, ai piedi della Maestosa Ruota Panoramica c’è un grande palco che è già stato montato ed è pronto ad accogliere l’evento. Impossibile non vedere, non sentire, non sapere. Eppure il sindaco della città, Settimo Nizzi, oggi dichiara di non saperne niente e di non aver visto né sentito nulla.
“Noi non abbiamo rilasciato alcuna autorizzazione, hanno fatto questa cosa autonomamente”. Quindi chiunque voglia organizzare un concerto a Olbia può mettere in piedi nottetempo un palco ed esibirsi in centro senza che l’amministrazione comunale ne sia a conoscenza e che nessuno batta ciglio? La posizione del sindaco è chiara, nella sua ambiguità: “Ieri sera a Olbia hanno fatto della musica, non un concerto”.
Ma il primo cittadino solleva la sua giunta da ogni responsabilità aggiungendo anche che quella della Ruota panoramica è un’area demaniale concessa in uso al Comune che però si occupa solo della manutenzione del verde mentre delle autorizzazioni per l’utilizzo degli spazi si occupa la Capitaneria. Nizzi, che definisce la mia intervista un interrogatorio, ribadisce a più riprese: “Nessuno a me ha detto che doveva esserci un concerto”. Poi certo, “gli assembramenti sono da condannare e bisogna mantenere le distanze”, ma riguardo le migliaia di ragazzi accalcati ieri sera a Olbia per assistere allo show di Salmo senza il minimo rispetto delle norme anti Covid, il sindaco chiarisce che “all’aperto le mascherine non si devono mettere, lo dice la legge”. D’altra parte, “non c’è stato alcun concerto”.
Invece il concerto c’è stato, eccome se c’è stato. Decine di video e fotografie lo testimoniano. E in diversi raccontano di essersi letteralmente barricati in casa, ieri sera a Olbia, perché “il centro era un delirio, con migliaia di persone, soprattutto giovanissime, accorse da tutta la Sardegna per assistere all’esibizione”. Nelle chat dei ragazzi di Olbia gira anche voce – tutta da confermare – che a quel concerto ci fossero ragazzi che si sono sottoposti a tampone questa mattina risultando positivi. Ma come ormai abbiamo capito – non tutti evidentemente – gli effetti di ieri sera sui contagi li conosceremo solo tra qualche giorno.
Ciò che oggi si può certamente dire è che Salmo ha effettivamente preso contatti, all’indomani degli incendi, con alcuni sindaci dei comuni del Montiferru colpiti dai roghi. Per esprimere la sua solidarietà e per mettersi a disposizione, ma del concerto di Olbia, il cui fine principale sarebbe dovuto essere quello di raccogliere fondi per le zone colpite, nessuno da queste parti sapeva niente.
La seconda cosa certa è che non è chiaro a nessuno in che modo il live di ieri sera sia stato utile a raccogliere fondi: il concerto era gratuito ma a 150 chilometri dai luoghi del disastro, perciò sicuramente non è stato pensato per regalare alle persone colpite, e ai pastori rimasti senza pascolo, e agli agricoltori alle prese con un deserto nero, una serata di svago. Chi invece ha partecipato non ha potuto contribuire alla campagna solidale, perché – appunto – l’ingresso era gratuito, mentre della raccolta fondi online, a dodici ore dal live, non si sa ancora niente, non esiste un indirizzo web di riferimento e nessuno ha fornito indicazioni in questo senso.
La terza cosa certa è che il luogo e l’orario del live non sono mai stati ufficializzati non per contenere il numero di partecipanti e permettere una gestione sicura dell’evento dal punto di vista sanitario, ma perché l’amministrazione comunale di Olbia, e le forze dell’Ordine, e la Capitaneria, non dovessero assumersene alcuna responsabilità ma potessero semplicemente chiudere un occhio. Perché è irragionevole pensare che nessuno si sia reso conto che fin dalla mattina di ieri veniva montato un palco e che ci sarebbe stato un concerto e che l’accesso all’evento non sarebbe stato in alcun modo regolato, e che avrebbero partecipato migliaia di persone senza distanziamento e senza obbligo di Green Pass, come invece la legge impone a tutti gli altri operatori del settore dello spettacolo e della musica dal vivo per garantire la sicurezza degli spettatori.
Quello che è successo dovrebbe creare più di qualche imbarazzo a Olbia, dove nessuno è intervenuto prima, durante e nemmeno dopo per tutelare la salute pubblica, ma l’aspetto più vergognoso rimane aver utilizzato il dramma vissuto dagli abitanti del Montiferru per mettere in piedi questo circo. Alla fine oltre alla ruota panoramica c’era già un elefante gigante parcheggiato in divieto di sosta con il benestare dei vigili urbani. Non era sufficiente così? Era proprio necessario esporre come scimmiette gli sfollati dell’incendio che ha incenerito interi paesi e ettari di bosco, trasformandosi da artista in un pagliaccio?
Specifica infine a questo proposito Salmo: “Ieri non c’è stata nessuna raccolta fondi, ho messo i soldi in tasca mia per aiutare la Sardegna”. Per sua conoscenza: oggi a Cuglieri, il paese maggiormente colpito dal rogo, sono attivi 5 focolai Covid e una fila lunghissima in farmacia per i tamponi. Tutto si tiene, per spegnere un incendio non si può buttare benzina nel terreno affianco.
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