Il compenso richiesto da Rula Jebreal a Sanremo
La presenza della giornalista palestinese naturalizzata italiana Rula Jebreal al festival di Sanremo 2020 continua a far discutere, dopo il via libera della Rai alla sua partecipazione arrivato ieri, martedì 7 gennaio, in seguito a un vertice a piazza Mazzini.
Ora il sito d’informazione Dagospia pubblica un’indiscrezione sul compenso che Jebreal avrebbe richiesto a Salini per la sua ospitata al festival, dove interverrà per una sera con un monologo contro la violenza sulle donne.
Secondo il sito il cachet di Jebreal sarebbe pari a 25mila euro.
Una cifra irrisoria se messa a confronto con i compensi a cui sono abituate le star che presentano la kermesse musicale ogni anno: da Giorgio Panariello a Fabio Fazio, i mega conduttori dell’Ariston sono soliti guadagnare in media 600mila euro per animare le cinque serate.
Paolo Bonolis nel 2009 ha incassato 1 milione di euro, scalando la classifica dei presentatori più pagati e risultando insieme a Panariello quello che è costato di più alla Rai.
In proporzione il compenso di Rula è decisamente inferiore, eppure i commenti negativi non si sono fatti attendere.
Il deputato di Forza Italia Giorgio Mulè ha definito “sproporzionato” il compenso di 25mila euro destinato alla giornalista.
“Resta da capire se corrisponda al vero il fatto che lo spazio destinato a Rula Jebreal sarà retribuito con una cifra tra i 25mila e i 30mila euro come riportano alcuni quotidiani. È importante fare chiarezza, poiché tale compenso da destinarsi ad una giornalista, invitata a parlare sul palco del teatro dell’Ariston, è completamente sproporzionato”.
“Qualora fosse vero ci si aspetterebbe che una simile somma costituisca un aiuto concreto ai numerosi enti ed associazioni che tutti i giorni sono impegnati nella difesa delle donne. Così facendo, si svilisce il senso di una nobile iniziativa che rischia di essere mortificata”, ha dichiarato Mulè.
La notizia della presenza di Rula Jebreal tra le 10 donne scelte per affiancare Amadeus sul palco dell’Ariston, diffusa dal sito Dagospia e subito ripresa da tutti i giornali, aveva già scatenato violente reazioni sui social: molti ricordavano come la Jebreal avesse definito l’Italia “un Paese razzista” in diversi articoli e titoli.
Tra i primi a scagliarsi contro la presenza della palestinese al festival è stato Daniele Capezzone: “Mi par di capire che con i soldi del canone Rai RulaJebreal potrebbe essere incaricata a Sanremo di spiegarci quanto le facciamo schifo. Se poi qualcuno si lamenterà sui social, seguiranno accuse di: razzismo, sessismo, machismo. Pure nel 2020, ci avete già rotto i co*lioni”, aveva scritto il giornalista su Twitter.
La Rai, per evitare che durante il festival si parlasse “più di attualità e politica che di canzoni”, aveva così detto no alla partecipazione della giornalista.
Ma ieri piazza Mazzini, dopo le critiche ricevute da parte di chi riteneva la scelta di escludere Jebreal “una censura di Stato”, arrivate soprattutto da esponenti del Partito Democratico e di Italia Viva, ha comunicato il suo dietrofront.