Roberto Vecchioni è tornato a parlare della morte del figlio Arrigo, ma non solo. Il grande cantautore ha le idee chiare: “Morirò a 95 anni. Basandomi sui miei desideri: voglio avere altri 14, 15 anni per andare al mare”. Fondamentale per lui la moglie Daria Colombo che considera “la roccia della famiglia”. Il 27 febbraio uscirà il suo nuovo libro “Tra il silenzio e il tuono (Einaudi)”, in cui alterna 53 lettere di un ragazzo al nonno e le lettere di questo nonno a vari personaggi storici e inventati. “Il ragazzino sono io che racconto la mia vita, ma anche il nonno sono un po’ io”, ha spiegato lo scrittore.
Nel libro Vecchioni racconta di quando hanno chiamato lui e la moglie dall’ospedale per Arrigo, il figlio morto ad aprile. “Se mi sono dato delle colpe per il suo essere bipolare? Meno, negli ultimi anni gli sono stato più vicino – ha raccontato l’artista a Vanity Fair -. Ma quando è morto devo dire che il destino e la sua volontà coincidevano, non c’era altro modo. Il mondo non si è accorto della sua bellezza, lui non doveva accorgersi della bellezza del mondo perché per lui era brutto, e quindi quella è una scelta che va rispettata”.
Il cantautore ha spiegato che perdere un figlio è contronatura: “La parola “orfano” va bene anche per i genitori. Anche se c’è una differenza. Sono sicuro che soffre di più una madre. Mia moglie Daria da dieci mesi si è persa, si è ammalata”.
Roberto Vecchioni ha raccontato che dieci anni fa ha smesso di bere alcool, rinunciando anche alla birra. “Gli ultimi anni che bevevo pensavo di morire perché stavo malissimo. Non è vera quella storia secondo cui stordendosi aumenta l’immaginazione. Da allora ho la testa più chiara, in dieci anni ho vinto due dischi d’oro senza streaming, con i dischi, e non era mica scontato”.