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Piero Angela: “Non ho mai detto ‘ti amo’ a mia moglie, eppure è più di metà del mio successo”

Crediti: Ansa
Di Cristina Migliaccio
Pubblicato il 9 Lug. 2020 alle 11:13

La confessione di Piero Angela: “Metà del mio successo lo devo a mia moglie, ma non le ho mai detto ti amo”

Piero Angela si racconta tra le pagine del settimanale Oggi e dedica un pensiero alla moglie, Margherita Pastore, alla quale deve metà del suo successo. “Mia moglie mi ha aiutato molto. È più di metà del mio successo. Ha rinunciato alla carriera e portato pazienza per le mie assenze. Mi ha seguito in tutte le mie peregrinazioni. Ha tirato su due figli magnifici”, ha spiegato il divulgatore, volto molto caro al pubblico della Rai, che si è concesso un’intervista con il settimanale Oggi, in uscita il 9 luglio.

Prima di sposarsi, Margherita Pastore era una ballerina alla Scala di Milano, un lavoro che ha poi messo da parte. Le nozze sono arrivate nel 1955, ma il divulgatore ha confessato di non aver mai detto “ti amo” a sua moglie, affrettandosi poi a spiegare il perché: “Sono piemontese, anche se levigato da anni all’estero e a Roma. Nel nostro dialetto non esiste il verbo ‘amare’: usiamo il più contegnoso vorej bin, voler bene. E non esiste neppure la parola bacio: diciamo basin, bacino. Se vale, se questo mi ‘salva’, le ho detto tante volte: T’veuj bin, ti voglio bene”.

Il loro è stato un vero e proprio colpo di fulmine. “È stata la prima volta che ho avuto la scossa elettromagnetica”, ha dichiarato Piero Angela, raccontando di sua moglie, molto riservata, che ha lasciato la sua professione (nonostante il futuro radioso da étoile della danza) per stare al suo fianco a Parigi, dove hanno vissuto quando Angela ha iniziato a fare il giornalista.

Seppur della sua vita privata parli molto poco, Piero Angela è pronto a ripartire con Superquark il 15 luglio. Tornando indietro nel tempo, il divulgatore ha poi aggiunto: “Andavo in onda dopo “Dallas” e dovevo evitare che gli ascolti scendessero di uno “scalino”, trattenere gli spettatori su Rai 1. Bisognava “fidelizzarli” e allora forgiai il mio arsenale: varietà di argomenti per catturare un pubblico vasto, ritmo vivace come antidoto alla noia, esposizione limpida”.

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