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Vi racconto quel concerto di Pino Daniele, pochi mesi prima della sua morte

Credit: RaiPlay
Di Ruggero Pegna
Pubblicato il 4 Gen. 2021 alle 18:02 Aggiornato il 4 Gen. 2021 alle 19:05

“Fatti di Musica: Ferragosto d’autore con Pino Daniele a Diamante!”. Ho ancora in testa lo slogan di quell’estate 2014: la calda vigilia del concerto trascorsa ad attaccare i suoi poster, affissi come quadri, il suo primo live organizzato nel 1989 nel palasport di Lamezia stracolmo, gli altri al palasport di Reggio Calabria, negli stadi di Cosenza e Catanzaro, quando già i suoi problemi di salute imponevano misure sanitarie particolari. M

a, soprattutto, risento spesso le sue straordinarie canzoni, con cui sono cresciuto, come tanti altri giovani folgorati da “o’ blues” che piaceva a lui, dal suo blues napoletano ma incredibilmente originale e internazionale. Da “Terra mia” a “Nero a metà”, che lo imposero subito come un autentico fenomeno, a “Mascalzone latino”, altra autentica perla, fino agli ultimi “Boogie Boogie man” e “La grande madre”.

Ben 23 album in studio, 7 live, 18 raccolte, che andrebbero citati uno ad uno, perché ognuno è una cassaforte di inestimabili gioielli musicali. Di quella musica d’autore che ha segnato un’epoca di contaminazioni sonore tra blues, soul, pop, ma anche socio-culturali tra Napoli, Mediterraneo, America e Africa, nel segno di un autentico nuovo linguaggio artistico che ha fuso parole, melodie e sensibilità, all’eccezionale virtuosismo di chitarrista eccelso e innovativo.

Ho ancora sulla pelle l’emozione di quel Ferragosto speciale: l’arrivo del Maestro al teatro, che subito fissò una strana e quasi impercettibile luna diurna con uno sguardo intenso e un mezzo sorriso, la foto che gli ho strappato prima del concerto, poi una serata emozionante col migliore Pino Daniele ascoltato dal vivo: unico, inarrivabile e irripetibile.

Ho ancora nella mente la recensione che io stesso ho scritto di botto alla fine, a caldo come mia abitudine, sotto le stelle di un angolo meraviglioso di Calabria: “Il Pino Daniele visto e sentito questa sera a Diamante ha incantato i suoi fan grazie ad un live intimo, accattivante e coinvolgente, che ha restituito intatte le vibrazioni della sua voce e i suoni delle corde della sua chitarra”.

E ancora: “Insieme all’affiatata band, ha illuminato il cielo del Ferragosto calabrese con le sue uniche e inimitabili melodie latin blues e il carisma di sempre, capaci di trasportare gli spettatori in uno straordinario viaggio di suoni, sensazioni e immagini, quelle create dagli splendidi acquarelli delle sue canzoni: dalle strepitose versioni di ‘Quando’, ‘Napule è’, ‘Quanno chiove’, cantate con tutto il pubblico, alle impareggiabili ‘Resta, resta cu’ mmè’ e ‘Yes I know my way’, con cui si è congedato tra gli applausi scroscianti di un teatro consapevole di aver vissuto una notte magica”.

“Unanime il coro di consensi e superlativi di un pubblico letteralmente stregato. Un grande concerto, un live speciale ricco di poesia, come solo artisti unici, vero patrimonio della canzone d’autore ma anche di tutta la cultura italiana, possono offrire…”.

A mio parere, in una chiave acustica che ne ha impreziosito ogni pezzo, è stata una delle performance più belle di Pino Daniele e, certamente, delle 34 edizioni del mio festival del live d’autore “Fatti di Musica”. Ritrovarlo con un concerto così coinvolgente e intenso è stata, ancora una volta, una grande emozione.

Condividendone ogni nota con il pubblico, nel modo strano e un po’ distratto che vive un organizzatore di eventi musicali, andando su e giù per il teatro, sorridevo di gioia ad ogni suo magico assolo di chitarra, ai lunghi applausi, all’esplosione d’entusiasmo contagioso di ogni ovazione, consapevole che – brano dopo brano – la notte stesse diventando sempre più magica e indimenticabile.

Una notte da “Io sono Pino Daniele e vivo qui”, come il titolo del suo album del 2007. Un vero re, il suo palcoscenico e il suo pubblico stregato, nel cuore dell’Area Archeologica dei miti dell’antica Cirella.

Alcuni concerti non si scordano più, restano dentro di noi come segni, ricordi indelebili che, col tempo, si trasformano in suggestioni e sensazioni speciali, intrise di nostalgia e un pizzico di malinconia. Non avrei mai potuto immaginare, però, che sarebbe stato uno dei suoi ultimi concerti. Anzi mi ero già riproposto di riorganizzarlo alla prima nuova occasione, ad un nuovo tour.

Ora che sono passati sei anni dalla sua improvvisa scomparsa è ancora vivo e intatto il ricordo di una persona sensibile e discreta, di quel musicista davvero di livello mondiale, che duettava con Eric Clapton, Pat Metheny, Chick Corea o Pavarotti, di un poeta autentico.

Pino Daniele è andato via troppo presto, ma ci ha lasciato canzoni meravigliose, che la sua “lontananza” rende ancora più struggenti. Canzoni che ce lo riportano vicino in ogni momento in cui abbiamo bisogno della sua voce, della sua poesia e della sua musica per ritrovarci, riflettere, continuare ad emozionarci.

Ma anche della sua irriverenza dissacrante e della sua ironia tutta partenopea, quando abbiamo bisogno di allontanare stress e ansie e ritrovare spensieratezza e allegria, magari canticchiando “Je so pazzo” o “Na Tazzulella ‘e Cafè”.

Il grande Pino verrà a trovarci ogni volta che avremo bisogno delle sue canzoni, della sua arte, di sentire le sue dita su una chitarra o, semplicemente, di cercare un giorno pieno di sole per sognare ancora, perché, in fondo, i nostri miti non muoiono mai.

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