Destinato a lasciare in breve la finestra temporale che ha inspiegabilmente occupato, è uscito ieri “L’allegria”, nuovo singolo di Gianni Morandi consegnatogli dalla penna e dell’estro creativo di Jovanotti.
La canzoncina, che il buon Lorenzo Cherubini probabilmente non avrebbe mai cantato di persona (anche se ovviamente il nostro lanciandola sostiene l’esatto contrario), ammicca in qualche modo non tanto alla cronaca, ma al comune sentire di un’Italia che in questo momento quasi post-pandemico “Ha bisogno di un calcio e ripartire”, come canta il Gianni con l’aria (ammirevole) di chi crede davvero a ciò che sta facendo. Ovviamente il tutto ricordandoci dell’importanza di avere sempre quel sorriso sulle labbra che purtroppo all’ascolto si tramuta in smorfia stiracchiata. Per poi spegnersi in una perplessità dilagante.
Jova lo definisce “rock ‘n roll acrobatico”; in realtà è un divertissement debole, difficilmente catalogabile, che si muove tra accenni di ironia social-mediatica (“I giorni sono quello che sono / C’è uno che twitta si crede figlio del tuono / Un altro che pone rimedi dalla Tv / La pillola rossa o la pillola blu?”) e immagini classicamente morandiane (“Il sogno di un ragazzo italiano / La strada di casa che porta lontano”). Sino al punto in cui la metrica si perde, amici come prima, si aspetta il refrain e inizia una sorta di deriva da Premiata osteria di Monghidoro che lascia guardinghi.
La domanda che resta volteggiante nell’aria per tutto il pezzo è: perché? Perché farlo? Morandi, che di questo brano non aveva certo bisogno, sostiene di averlo chiesto a Jovanotti dopo l’incidente che gli ha bruciato la mano essendo alla ricerca di qualcosa che ricordasse “Ragazzo fortunato”, “Penso positivo” o altre fresche pagine del cantautore cortonese che nacque dileggiato e finì idolo trasversale delle folle e delle élite, nonché gioioso contaminatore di stili. Possiamo anche credergli sulla parola, ma resta un mistero. Non è un tormentone estivo, non avendone alcuna caratteristica. Non è un pezzone romantico rifinito classicamente morandiano; non è una pagina a suo modo memorabile sul piano testuale; non è un’epica genialata come “Fossi figo”, nata quando Elio e le Storie Tese incontrarono Morandi. E neppure uno spiazzante cameo alla corte di Rovazzi. A proposito: che fine ha fatto? Sembra una cosetta tirata via anche con una certa prescia e risponde soltanto all’esigenza di ostentare in questo principio d’estate una collaborazione tra Gianni e Lorenzo. Che si conoscono da quando militavano insieme sotto le insegne di Goigest, l’ufficio stampa milanese di Dalia Gaberscik.
Chiunque conosca Morandi nell’ambiente musicale sa sia quanto tenga alle collaborazioni artistiche, conoscendone il valore (più fuori schema sono, meglio è), sia quanto sia pressoché impossibile convincerlo a fare qualcosa insieme ad altri se non è lui stesso personalmente e totalmente convinto a farlo. È uno tra i più grandi coltivatori diretti di dubbi (spesso anche motivati, per carità) dello spettacolo italiano. Potrebbe esportarli. Basta chiedere ai tanti che l’hanno approcciato.
Ecco, Gianni: perché in questo caso non ti sei fermato un attimo prima del singolo evitabile? Come mai non hai alzato muri di perplessità di fronte alla canzoncina che lascia il tempo che trova? Perché l’avevi chiesta tu sulla fiducia a Jova e ti spiaceva a quel punto rifiutarla per non essere scortese con il collega? Sarebbe stupendo se ti fossi alzato una mattina stanco di ospedali, lockdown e foto con Anna su Facebook dicendo: basta, adesso canto il primo pezzo che mi arriva! Ed ecco servita la straniante canzonetta emozionale dell’estate 2021. Peccato che “L’Allegria” sia un po’ come il coraggio di Don Abbondio: se uno non ce l’ha, non se la può dare.