Al concerto di Calcutta, lui ci sarebbe voluto andare da fan e invece è salito sul palco piazzato al centro dello stadio di Latina e ha aperto la serata lo scorso 21 luglio. Frah Quintale è salito sul palco e si è presentato per quello che è: la rivelazione musicale dell’anno.
Classe 1989, Frah Quintale, al secolo Francesco Servidei, è il protagonista indiscusso dello “street pop”, una miscela di suoni indie, songwriting e hip hop.
Prima di diventare il Frah più famoso dell’indie, il nostro faceva parte del duo Fratelli Quintale, da cui lui ha evidentemente ereditato il nome. Le radici affondano profonde nel rap duro e puro, nella musica di strada, che resta salda nell’idea di musica di Frah, nonostante sonorità e temi abbiano subito una metamorfosi importante nel tempo.
“Tutte le vicende che racconto son legate a cose che ho vissuto e molto del mio vissuto è stato in giro. Ho iniziato in strada, facendo freestyle ed è fondamentale che la strada rimanga nelle cose mie: se togli quello, è finita la magia. È un po’ la mia benzina”, dice l’artista a TPI.
La strada, nello specifico, è quella della sua Brescia. Se lo stereotipo vuole che, chitarra in spalla, il musicista si sposti nelle metropoli per cercare il successo, Frah Quintale ha scelto di restare nella sua città, di farla lì la gavetta, di calcare i palchi più sgarrupati prima di salire su quelli solidi di Milano, Roma, Torino.
In provincia, anzi, crescere artisticamente è più facile: “Hai meno influenze rispetto a quelle che avresti in un posto grande. Sei meno indirizzato e ti godi di più tutto come un qualcosa che fai di molto più puro. In una grande città nasci quasi con l’ambizione di dire di poter fare un salto. La provincia, invece, è un po’ una palestra”, spiega ancora con l’accento duro del nord.
E non è difficile farsi convincere. Sembra il periodo delle province, questo, se si pensa a Calcutta e alla sua Latina, ma anche alla Padova di Dutch Nazari. “Prima di capitare in una situazione figa, devi farti anni di gavetta e sbattimenti. Il mio primo live a Milano mi sembrava di suonare a New York. La provincia ha la forza di essere un po’ la cosa che ti fa soffrire prima di star bene. Ha questo potere”, continua Frah.
Gavetta e sbattimenti ci sono stati e Frah è arrivato al 2018 con in tasca lividi e soddisfazioni. Tante, perché Frah ha raggiunto e superato i 50 milioni di stream su Spotify e portato a casa ben sei dischi d’oro con i brani Sì, ah, Cratere, Nei Treni la Notte, Hai Visto Mai, 8 miliardi di persone e Missili con Giorgio Poi, per la produzione di Takagi & Ketra.
Di collaborazioni, Frah Quintale, ne ha avute diverse e di un certo livello. Per chi mastica un po’ di hip hop non sarà difficile riconoscere nomi grossi come Bassi Maestro, con 64 Bars, ma anche Carl Brave con Chapeau, Giorgio Poi con Missili e Gue Pequeno con 2%.
“Alcuni sono sassolini che mi tolgo dalla scarpa – spiega col sorriso e la gratificazione di chi sa che è riuscito a conquistarsi la sua porzione di soddisfazione – Prima di collaborare con Giorgio Poi lo stimavo tantissimo, le ho ascoltate a ripetizione le sue canzoni. Stessa cosa con Carl Brave. Ho aperto il suo concerto al Magnolia (Bologna, ndr), ho suonato davanti a 5mila persone che non conoscevano la mia musica e in tanti in quel momento sono rimasti colpiti da quello che suonavo”.
Il primo album è 2004, del 2016, ma è Regardez Moi (2017) che sancisce il debutto vero di Frah sulla scena nazionale. Regardez Moi – “guardatemi” – era una scritta su un palazzo abbandonato di Brescia, costruito negli anni novanta. Doveva essere un hotel ma non è stato mai finito, per anni è rimasto lì, a marcire nel degrado. “Un mio amico di Brescia, uno street artist, è salito sul tetto con un rullo e ha scritto questa frase sulle facciate anteriori che danno sulla stazione di Brescia. Aveva fatto scalpore perché si sapeva cosa succedeva lì dentro, ma quel posto era diventato un fantasma, nessuno si accorgeva se c’era o no”.
La scritta ha dato nuova vita al palazzo, dice Frah. “È quello che ho cercato di fare io con questo disco: venivo da anni di gavetta, cercavo di farmi sentire, ma non avevamo mai avuto il giusto riconoscimento. È stato un po’ alzare la mano e dire: ‘Io ci sono e sto facendo la mia roba’. Poi quella scritta è comunque importante per mille altre cose: è un po’ il simblo del degrado, dietro un posto che è stato importante per me: la stazione. Lì ho dipinto treni e sono partito per viaggi. Era il titolo più appropriato per il disco”.
Come la copertina, che riflette bene il microcosmo dell’artista: una silhouette – la sua – con dentro tutto, i treni, i graffiti, la pizza, la strada.
Poi il 29 giugno scorso è uscito Lungolinea, sempre con l’etichetta Undamento. Un progetto che nasce – in modo assolutamente originale – dalla playlist Spotify del rapper bresciano. Dentro, oltre alle tracce di Regardez Moi, demo, provini e note audio.
Ma Lungolinea non è solo un disco, è soprattutto un progetto che racchiude tutto il mondo di Frah. Tutto, a 360 gradi: dalla musica all’arte. E, infatti, oltre al disco in sé, a colpire sono i due poster e la copertina. La grafica l’ha curata lui stesso. La vena artistica di Frah è cosa nota, ormai. Musica e disegno vanno “a braccetto”: “Ho sempre coltivato la passione dei graffiti, del disegno, sempre in parallelo mentre con questo progetto qua sono riuscito a mettere assieme le due cose e a farle diventare una sola”.
Il 2018 è l’anno della rivalsa. È il suo anno. “Sono super soddisfatto. Ma più che arrivare, l’importante è saper stare, spero che sia solo l’inizio di una serie di cose belle”, continua.
Frah Quintale mette in musica la condizione giovanile. Gli amore a metà, il lavoro a metà, una vita a metà. “Se vado a fondo imparo ad usare le branchie, non provate a salvarmi”, canta in Branchie. L’idea di dover convivere col fallimento e doverlo metabolizzare, prendendone comunque il buono, sembra attraversare sottilmente tante delle sue tracce.
“Non tutte le cose negative, precarie, di merda arrivano per farti del male. L’ho scelta io questa roba qua e ci vado fino in fondo: è questo quello che dico. Per quanto una situazione può essere brutta, faticosa, sarà la cosa che ti darà la spinta per imparare a fare qualcosa. Se non fossi stato un anno sul divano in studio, non avrei fatto il disco che ho fatto. Penso che la fame sia la prima forza motrice. Io avevo fame e ho fatto questa cosa qua”.
“Quanto devi soffrire prima di stare bene”, dice in Tornado. E ha sofferto Frah, ma guardando indietro riesce a vedere quella sofferenza da un punto di vista diverso: “Anche il brutto quando stai meglio è già meno brutto”.
Le date del tour
16/11 Mosciano (TE) @ PinUp
17/11 Bari @ Demodè
24/11 Bologna @ Estragon
29/11 Firenze @ Auditorium Flog – SOLD OUT
30/11 Firenze @ Auditorium Flog – SOLD OUT
3/12 Milano @ Alcatraz – SOLDOUT
4/12 Milano @ Alcatraz – SOLDOUT
6/12 Napoli @ Casa della Musica
8/12 Catania @ Ma – SOLDOUT
9/12 Catania @ Ma
14/12 Padova @ Hall – SOLDOUT
20/12 Torino @ Hiroshima – SOLDOUT
21/12 Torino @ Hiroshima – SOLDOUT