Anastasio ha 21 anni, arriva dalla provincia più profonda, ma ha le idee chiarissime. Reduce dalla vittoria dell’ultima edizione di X Factor, il rapper di Meta di Sorrento si prepara al tour (che partirà il prossimo 20 marzo) e a conquistare il suo pubblico come ha fatto con quello del talent di Sky.
In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Anastasio si racconta: si guarda intorno e sputa fuori i suoi pensieri profondi che poco si addicono a un ventenne. L’ultima volta che lo abbiamo visto in tv, su un palco, era a Sanremo, quando ha il rapper ha vestito i panni dell’ipotetico figlio del presentatore Claudio Bisio.
Lo abbiamo sentito urlare la sua rabbia, proprio come aveva fatto a X Factor, perché quello è il suo modo di cantare: “Così comunico meglio le mie frustrazioni. Tra pochi anni magari smetterò, per il momento è uno sfogo”.
Dietro la faccia sdegnata si nasconde la voglia di trasmettere un disagio. E Anastasio non lo fa solo con i suoi pezzi carichi di significato e rabbia, ma anche attraverso il linguaggio del corpo. “Provo a combattere ogni menzogna, che può essere anche il finto benessere. A quel punto, svelata la bugia, l’unica possibilità che la gente ha di vivere con maggiore coscienza è di iniziare a ricostruire nuove verità”, precisa il rapper.
La sua partecipazione al talent musicale più famoso della tv è stata quasi casuale, dice. Per arrivare su quel palco, ha partecipato alle selezioni della Campania Music Commission, ma Anastasio spiega che se avesse saputo che si trattava “di un test di ammissione per X Factor non ci sarei andato, mi avevano detto che era un’esibizione legata alla Sony. Perché io già fatico a sentire il calore del pubblico, figuriamoci sul palco di uno show televisivo”.
Dopo X Factor la sua vita è cambiata (“rimorchia” di più, ad esempio), ma quel mondo lo tiene a debita distanza. Tanto che vive ancora nel suo paese in riva al mare, da dove non ha nessuna intenzione di andarsene. Perché? “L’iperstimolazione di una metropoli anestetizza, la noia di una cittadina sollecita la ricerca. Ma poi perché dovrei andar via? Per andare dove? E a fare cosa? No no, io resto qui. In penisola si sta bene, è un posto di villeggianti, non accade nulla e in questo vuoto trovo le mie ispirazioni. Spesso porto Ago, il mio cane bassotto, in riva al mare e passeggiando in quella solitudine mi vengono le idee per i miei pezzi”.
A proposito dei suoi pezzi, l’ultimo, quello presentato sul palco dell’Ariston, è Correre. In quel brano Anastasio dice: “Tuo figlio idolatra un idiota che parla di droga e di vita di strada”. Sembra proprio che il rapper si riferisca alla trap. “Ma io non ce l’ho mica con i rapper o i trapper, piuttosto me la prendo con i genitori che non si accorgono che i loro figli non hanno più modelli positivi con cui confrontarsi”, spiega.
“Dovrebbero fare i genitori, non gli amici, discutendo con loro della totale mancanza di spessore di Sfera Ebbasta: dimostrarsi complici, condividendo questa passione giovanile, non produce nulla di buono. Gli eroi di un tempo non esistono più, oggi sono diventati di carta, e con i figli bisognerebbe parlare anche di questo”, continua fermo il cantante.
I giovani d’oggi, spiega il rapper, sono “fluidi, non hanno sostanza”. È un po’ come la storia dei tatuaggi, spiega: “Sono un modo come un altro per affermarsi. Si dà tanto importanza a quei disegni sulla pelle, ma in realtà sono pura estetica, moda, non hanno alcun significato. In mancanza di altri valori, diventano un artificio per definirsi”.
E il rap non è una moda? “È una forma d’arte semplice, ma non è detto che non si possa esprimere qualcosa di intelligente e profondo”.