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Marco Giallini contro il perbenismo italiano: “Chi pippa cocaina rompe le palle a chi si fa le canne”

Credit: Afp
Di TPI
Pubblicato il 14 Gen. 2019 alle 07:33 Aggiornato il 14 Gen. 2019 alle 07:40

Marco Giallini contro il perbenismo italiano, soprattutto della politica. In un’intervista a Vittorio Zincone al Corriere della Sera l’attore romano attacca frontalmente (soprattutto) la politica italiana.

“A me hanno rotto le palle perché Rocco Schiavone si fa le canne. Cioè, è pieno di gente che prima pippa cocaina e poi alza il dito per giudicare una canna”.

Marco Giallini non usa mezzi termini, come il suo solito, e nel colloquio con il Corsera parla a 360 gradi di cinema, partendo dal film in uscita Non ci resta che il crimine “dell’amico” Massimiliano Bruno, della moglie Loredana, morta nel 2011, e di come si trova a recitare “quasi sempre” nella parte del cattivo.

Giallini spiega come “il cinema è ridere e piangere stando accanto a persone che non conosci. È ovvio che se stai a casa e stoppi il film per andare a prendere una birra in frigo è un’altra cosa”.

Perché “il cinema è questo: una magia, il buio, la condivisione” mentre “ora si guarda tutto sul cellulare, pure le partite, che manco se vede la palla, e le uniche cose che si condividono sono le proprie foto fatte con la bocca a culo di gallina”.

Come ci si sente all’apice della carriera? “Dopo una ventina di pellicole con ruoli minori, la svolta sono stati i primi film da protagonista. E poi diciamo che in seguito alla morte di Loredana è come se avessi deciso che mi dovevo dare da fare”.

E il ruolo da cattivo è un problema? “Considero stupide le polemiche sul rischio di emulazione dei personaggi negativi. Se uno prende una pistola non è per colpa di un film. Si fanno polemiche molto ipocrite. A me hanno rotto le palle perché Rocco Schiavone si fa le canne. Cioè, è pieno di gente che prima pippa cocaina e poi alza il dito per giudicare una canna”.

Poi passa alla vita privata, “non guardo serie tv, tranne una”. Quale? “Breakin Bad”. Ha visto ogni stagione “sei volte”. I social invece non lo vedono molto attivo: “E perché dovrei?”. Quindi stila la classifica dei migliori attori italiani: “Ho profonda stima per Toni Servillo, Pierfrancesco Favino e Massimiliano Gallo”.

In chiusura racconta il suo rapporto con i fan. Anzi, con le fan: “A Mantova, durante un evento per la fiction Rocco Schiavone, sono intervenuti i carabinieri. Mi hanno messo in guardia perché c’erano millecinquecento indiavolate di tutte le età. Io ho preso il microfono e le ho salutate urlando Pensate se fossi stato pure bello!”.

L’ultima battuta è un piccolo manuale di cinema per attori. Domanda: “Ti è mai successo di andare al cinema e di desiderare di interpretare un ruolo a cui stavi assistendo?”. Risposta: “No. Se non ci casco, se non credo a quello che vedo, me ne vado proprio. Quando guardo un film non mi metto a pensare alle inquadrature, alle intonazioni, ai carrelli… Lo diceva anche Federico Fellini: se davanti a una pellicola ti viene da pensare a queste cose, vuol dire che il film è sbagliato”.

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