Basta ostentare. Dopo Christian De Sica, che nei giorni scorsi aveva criticato gli scatti degli influencer su yacht e aerei privati, bollandoli come cafoni, anche Iva Zanicchi ha detto la sua sul tema. “Capisco che è giusto che esistano gli influencer perché siamo in un’epoca in cui i social sono diventati la normalità, però l’ostentazione la trovo davvero di cattivo gusto – ha spiegato la cantante all’Adnkronos – Noi eravamo poveri e mia madre, quando andavo a scuola con le scarpe nuove mi diceva: ‘Non devi vantartene’, mi raccomandò. A me hanno sempre insegnato l’umiltà, non c’è bisogno di vantarsi di ciò che hai”.
L’Aquila di Ligonchio però non disprezza aprioristicamente i social: “Anche io ci vado. Ho il mio profilo Instagram ma non posto tutto quello che faccio. Capisco che la gente sogna di diventare come loro, di salire sugli yacht o di avere le ville al mare, ma questa ostentazione continua non la trovo di classe – ha sottolineato – I miei genitori mi hanno insegnato di non far pesare agli altri ciò che si ha perché ci sono persone meno fortunate di te che arrancano e che non arrivano alla fine del mese. Quindi va bene mostrare ma non bisogna esagerare sennò si rischia di diventare volgari”.
Subito dopo Ferragosto, il re dei cinepanettoni Christian De Sica si era sfogato così sui social: “Ma certe persone non si sono rotte le pal*e di pubblicare quello che mangiano, mentre ballano abbracciati e poi si odiano, le panoramiche delle discoteche tutte uguali, i tuffi dai motoscafi di lusso comprati facendo i tuffi?”, era sbottato. “Ma possibile essere diventati così cafoni?”.
Parole alle quali aveva risposto anche il suo compagno di tanti film di Natale, Massimo Boldi: “In questi ultimi anni stiamo vivendo una nuova realtà. Si vive attaccati allo smartphone in un rapporto di totale dipendenza, tutto il resto viene di conseguenza: i selfie a ogni pié sospinto, le foto postate di tutto ciò che si fa. Su questo Christian ha ragione. La dipendenza da una vita collegata a tutto ciò che sta fuori, nello spazio di un cellulare. Basta essere a tavola con un adolescente per capirlo o in spiaggia, ovunque, e provare una vera preoccupazione – ha affermato – I social sono un gran pasticcio. Non si capisce chi lo fa per lavoro, chi per gioco, chi per essere uno spaccone. Destreggiarsi non è facile. Ed è un vero e proprio virus che ci ha cambiato la vita, mettendoci in una condizione di dipendenza che va vinta. I film con i ricchi cafoni erano film che fotografavano un momento della società e rallegravano la gente”, ha spiegato Boldi.