“Credo che questa canzone mi abbia chiamato. Ho fatto delle scelte negli ultimi anni che si sono solidificate, palesate, che non sono soltanto musicali ma esistenziali. La principale è che vivo di musica, invece di fare altre cose, anzi ho smesso di fare altre cose. Nella mia casa, quella in cui sono rimasto dopo la separazione, c’è uno studio di registrazione, con musicisti che vanno e vengono, e con me suonano. Non so nemmeno se sia buona musica, ma so che ci sono immerso. Quindi oggi, sono un Grignani allenato alla musica. Se dovessi scommettere non sulle classifiche ma su un artista che si sbatte per la musica, quello sono io. E non lo faccio apposta, è più forte di me. Mi alzo e vado in studio, dormo e sono ancora in studio. In questo clima la canzone è venuta a galla, ha preso spazio. Era stata scritta di getto, in cinque minuti, in montagna qualche anno fa. Accadde una cosa e io mi sono ritrovato a scrivere, ma musicalmente era ingenua, un giro alla Bob Dylan…poi però è diventata più importante e completa”. Gianluca Grignani, 50 anni, racconta così a Repubblica il suo ritorno sul palco di Sanremo.
Un ritorno voluto, secondo il cantautore, anche per la speranza che ci siano nuove performance incontrollate pronte a far salire gli ascolti. “Non ci hanno pensato, ne sono sicuro. E poi mi conoscono bene. Quando nella mia vita è successo casino non è mai stato spettacolo. A me diventare “un caso” non interessa, io la fama la rifuggo. Sono una barca a vela, è vero, ma il vento mi porta nella direzione giusta e la canzone va nella direzione giusta, sento il bisogno di farla e la farò”.
Il cantante ha poi parlato della sua vita: “Non ho rimpianti, magari ce li hanno alcune persone che hanno vissuto attorno a me. Io no, mi sento figlio del tempo in cui vivo, e so di essere molto fortunato. Non ho mai cercato il plauso veloce, non mi interessa fare cose che vanno via in un lampo. La rivoluzione non si fa in due minuti, ci nasci dentro, se c’è la fai, se non c’è sei solo un idealista, e questo è un periodo in cui nell’arte c’è bisogno di rivoluzionari sereni, che siano in grado di dare emozioni. Io cerco di accendere fari dove altri lasciano il buio, cerco di far vedere cose che sfuggono alla vista, questo fanno gli artisti. Non sono né meglio né peggio di altri, ma provo a essere all’altezza del compito”.