Si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera Giorgia Soleri: “Ho tentato il suicidio. Ero depressa ma non lo sapevo, come capita a tante persone. Anche la depressione ha i suoi segnali ma possono essere diversi da persona a persona. Io stavo sempre a letto, quello che mi avrebbe potuto stimolare non lo faceva più. Poi ho provato a togliermi la vita”, ha rivelato l’influencer.
L’attivista impegnata nella lotta contro la vulvodinia ha parlato dell’infanzia difficile che ha vissuto. Dopo tanti anni di psicoterapia, ha toccato il fondo nel 2017. Un passato difficile, segnato dalla mancanza del padre e dalla malattia, arrivata intorno ai 16 anni: “I miei si sono separati che avevo quattro anni. E si sono separati male: mio padre aveva dei problemi (che poi ha risolto), mia madre ha chiesto l’affido esclusivo. Io nel mezzo”.
“La psicoterapia mi è servita a far luce sulle mie ombre. La depressione di cui ho sofferto, il dolore, l’ansia di libertà, l’aborto a 21 anni, il percorso femminista. Oscillo tra il buio e la luce, tra l’istinto a nascondermi e quello a liberarmi, anche dei vestiti. Certo, nel 2017 ho toccato il fondo e mi sono salvata per il rotto della cuffia”, spiega Soleri.
“Ero arrivata al punto zero, potevo solo risalire o soccombere. Mi ha salvata mia madre: l’hanno avvisata, è venuta a prendermi, mi ha portato a casa sua e sono rimasta lì due mesi. Di nuovo farmaci, speranze, qualche illusione”. Era appunto il 2017. Ora l’influencer ha pubblicato un libro, “La signorina nessuno”: “È un personaggio che mi tiene compagnia da anni, quando la mia relazione non era ancora nota io in fondo ero la signorina Nessuno. Oggi un nome ce l’ho, e posso dire che c’è tanta codardia in quel soprannome. Perché avevo paura di chiamare le cose con il loro nome, vulva per esempio. Oggi pronuncio e scrivo questa parola. Non è stato facile diventare amica del mio corpo”.
Attivista, fotografa e scrittrice, Giorgia Soleri non ci sta ad essere etichettata, come fanno alcuni haters, semplicemente come la fidanzata di Damiano, frontman del Maneskin. “Non lo sa nessuno come ci siamo conosciuti. Lo spazio privato per me ancora ha valore”, spiega nel corso dell’intervista in merito alla storia d’amore con il popolare cantante.
“Ho cominciato a fare la modella a sedici anni per pagarmi le attrezzature fotografiche. Ho sempre voluto fare fotografie e scrivere. Ripenso a quel periodo con un brivido. Vivevo male il mio corpo, lo sentivo come qualcosa che dovevo “vendere” per lavorare. Poi è arrivato il dolore. Lancinante, terribile, che parte dalla vulva e si irradia alla vescica, notti senza sonno e nessuno che ti prende sul serio. “Ho la cistite”, dicevo. E quelli accanto a me, con sarcasmo: “Ancora?!”. Quando è arrivata la diagnosi sono uscita dallo studio del medico e ho cominciato a piangere”, aggiunge Soleri.
“Mi hanno accusata di speculare sulla mia malattia, me ne hanno dette di ogni. Ma quando arriva una ragazza che mi scrive “Grazie a te ho dato un nome al mio dolore”, allora scompare tutto”, spiega, dimostrando di essere diventata un punto di riferimento per molte altre donne. Infine i progetti per il futuro: “In generale vorrei continuare a scrivere e a fare fotografie. Vivo da sola, faccio un bel lavoro, ho due gatti e leggo decine e decine di libri. Arminio, Cavalli, Pozzi. Ho comprato un’altra libreria, sa? E cerco di godermi i momenti senza dolore”.
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