Elettra Lamborghini si è raccontata al Corriere della Sera. Ha parlato un po’ di tutto: dal suo secondo nome al marito. Di secondo nome la cantante si chiama Miura, come la celebre Lamborghini coupé del 1966. “Prima lo usavo, ora l’ho tolto, fa confusione. In famiglia abbiamo tutti il secondo nome di una macchina, sono nata così, non gli do peso, per me è come chiamarmi Francesca. Di persone che portano un cognome importante ce ne sono tantissime, non tutte riescono a fare quello che ho fatto io. Se il nonno fosse vivo credo che sarebbe fiero di me”.
Da Riccanza su Mtv al primo singolo “Pem Pem” fino a Italia’s Got Talent: “Se mi guardo indietro vedo che ho fatto una bella strada. Avrei dovuto fermarmi, qualche volta, e darmi più pacche sulle spalle. Non mi sento né ricca né famosa, per me tutte le persone sono uguali su questa terra”.
Poi sul twerking: “Ho vissuto in Messico e in America Latina, lì un ballo normale, non c’è niente di volgare – ha raccontato Elettra Lamborghini -. Dipende se uno shakera bene le chiappe. Io porto una calza a rete, così il fondoschiena non si muove molto”. Ma altro che sexy. “Chi vede anche le mie storie conosce un’altra Elettra, che di sexy non ha niente. Cucino, taglio i cespugli in ciabatte”.
Il 26 settembre Elettra Lamborghini e suo marito il dj Nick van de Wall, ovvero Afrojack, festeggeranno i tre anni di matrimonio: “Festeggiamo in Svizzera, in un centro detox. Niente telefonini. Si mangia poco e niente. L’ho conosciuto a un Festival, suonavo prima di lui, ci hanno presentato. Ero concentrata sulla carriera, a sposarmi a 26 anni non ci pensavo proprio, magari a 36. E’ buonissimo, paziente, ci siamo incastonati perfettamente. Tranquillo. Non mi piace uscire la sera, sono stanca, molto zen, non festaiola, vado a letto presto. Con lui posso essere me stessa. Vedendo quanta gente si lascia ci resto male. I miei nonni sono stati insieme 50, 60 anni, vorrei arrivarci anche io”.
Infine sui suoi sogni: “Senza sogni non ci sarebbe la motivazione per vivere. Come non potrei mai stare senza lavorare. Un giorno, quando avrò meno pensieri e sarò più vecchietta, vorrei aprire una scuola per i bambini. O aiutare cani e gatti randagi”.