Era la follia, l’estro, la simpatia della band italiana più longeva. Se n’è andato, a 72 anni, Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh.
Era ricoverato a Roma da una settimana in terapia intensiva, dopo aver contratto il Covid-19. Gli ex compagni di lavoro hanno taciuto la cosa per discrezione e nella speranza che le sue condizioni migliorassero, come sembrava in un primo tempo. Ma la situazione nelle ultime ore è precipitata.
L’annuncio della sua morte l’ha dato su Twitter l’amico Bobo Craxi; notizia che è stata poi confermata anche sull’account ufficiale del complesso bolognese che aveva festeggiato i 50 anni di carriera con un tour lungo più di un anno e conclusosi a Casalecchio di Reno il 30 dicembre 2016.
D’Orazio, romanissimo, sferzante e sagace, dalla battuta sempre pronta, storico tombeur de femmes (fece molto parlare i rotocalchi la sua lunga relazione con la conduttrice Emanuela Follerio), aveva già lasciato i Pooh, a sopresa, pochi anni prima, per godersi la vita e dedicarsi ad altri progetti, ma era tornato (insieme con il recuperato Riccardo Fogli) proprio per la tournée del cinquantennale.
Nell’economia della formazione, oltreché autore di molti pezzi memorabili fu anche a lungo “tesoriere”. Si occupava cioè spesso di tutelare gli interessi commerciali del gruppo e gli investimenti di quella che è stata a lungo una vera e propria società.
E se la voce dei Pooh era rappresentata dal tastierista Roby Facchinetti (col quale pochi mesi fa D?orazio ha scritto, ironia della sorte, “Rinascerò, rinascerai”, un inno dedicato alla città di Bergamo fiaccata dalle morti per Covid); se Dodi Battaglia, oltre a comporre, suonava la chitarra come pochi altri, e Red Canzian, oltre a dedicarsi al basso era l’addetto alle pubbliche relazioni della formazione, il batterista D’Orazio veniva spesso definito dagli altri “il nostro cassiere”.
L’amico Dodi Battaglia lo definiva così: «La persona più simpatica che conosca: intelligente, con mille attività e interessi. Ecco, a volte, portandone avanti così tanti tutti insieme, non sempre alcuni arrivano a definirsi».
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