Cosa vedere questo weekend in tv: la rubrica di TPI
Il titolo più in vista della settimana è certamente il Kolossal targato Apple “Finch”, con protagonista esclusiva la CGI e Tom Hanks. È davvero una distopia vedere titoli del genere uscire unicamente per le piattaforme, ma…tant’è. Sta accadendo, e bisognerà farci il callo. Lo dimostra la risposta tiepida dei giovani e del pubblico ad uscite come “Freaks Out” al cinema. Che lo vogliamo o meno, sta cambiando tutto. E non in meglio, per le sale cinematografiche.
Finch racconta la storia di una eruzione vulcanica che riduce in polvere lo strato di ozono, esponendo il genere umano a morte quasi certa. Tom Hanks è uno dei sopravvissuti, e si muove in compagnia di un simpatico cane e di due robot, di cui uno, “Jeff” nel sottotesto di sceneggiatura è un surrogato di figlio. La metafora regge, e più che un film distopico (mica tanto) sul cambiamento climatico, si tratta di una interessantissima riflessione sul ruolo della cultura e dell’educazione come raramente si è visto al cinema.
“Lo so che sei nato ieri, ma devi crescere!” – queste le parole di Hanks in un dialogo del film, quando il povero robot Jeff subisce le sfuriate di un Finch in lotta per la sopravvivenza. Il Robot, come spiega il film in maniera commovente, acquisisce carattere e comportamenti del “padre padrone”, lavorando sull’esperienza, sulla trasmissione di conoscenze, sulla cultura acquisita, sull’improvvisazione. È davvero interessante.
La regia di Miguel Sapochnik è strepitosa, e supera, di molto, la sceneggiatura. Ci sono alcuni momenti di incedenza, ma non ci si annoia mai, soprattutto se si è in possesso di una Apple TV di nuova generazione, di uno schermo Oled e di cuffie Airpods Pro o Max, che ben trasmettono il senso di spazialità. Tecnologicamente all’avanguardia, i robot sono perfettamente integrati nell’ambiente, con alcuni momenti di poesia, Finch è a qualche metro da essere un grande film. Manca qualcosa, o forse no. Il livello è talmente alto ormai, che diamo tutto per scontato. Da Vedere.
Netflix acquisisce i diritti di un filmone vero e proprio, con protagonisti di lusso: “The Best of Enemies” (Migliori nemici), uscito nel 2019, e poco considerato terzo incomodo tra un Green Book e altri sul politicamente corretto. Da vedere? Assolutamente e devotamente: SI. Seppur troppo orientato sulla commedia, ma non lo è la vita stessa? Anche nelle tragedie o le farse come quella del Ku Klux Clan, The Best Of Enemies è (a tratti, i buchi ci sono), un manuale di sceneggiatura, regia e recitazione. Prendi due opposti: una donna attivista di colore contro il presidente regionale di un gruppo razzista di bianchi. Mettili in una ambientazione: Una cittadina americana. Fornisci un casus belli: Integrare nella scuola pubblica ragazzi bianchi e neri. Fornisci un canovaccio: Crea un incontro pubblico di una settimana con un piccolo “senato” fatto da quattro caucasici e quattro afrodiscendenti.
Regole, la forza della democrazia, la forza del dibattito oltre la violenza. Anche in questo film tanti momenti di poesia, di umanità, di grande recitazione, Sam Rockwell, come sempre, un passo avanti a tutti. Non mancate l’appuntamento con questo film. Mi è piaciuto molto anche “Colin in Black And White” (Colin in bianco e nero), tirata, l’ennesima (non ne possiamo più, davvero), politicamente corretta sul razzismo. La, vera, storia di Colin Kaepernick, talento del football americano, che nel 2017 si inginocchiò per protestare contro “Trump” sulle note dell’inno americano, come se Biden, detto inter nos, fosse molto diverso.
Gli Stati Uniti, si sa, non la prendono alla leggera quando qualcuno sputa sul piatto dove è cresciuto e ha mangiato. Kaepernick fa il clamoroso errore nel mini serial di mettersi anche come protagonista, con interventi a tesi su quanto i “bianchi” siano cattivi e i “neri” siano buoni, dimenticando il fatto, e questo il pubblico non gliel’ha perdonata, che chi l’ha cresciuto e gli ha dato da mangiare è bianco, chi l’ha notato sui campi da Football è bianco, chi gli ha dato la possibilità di guadagnare decine di milioni di euro è bianco. Il fatto è che l’ottantacinque per cento della popolazione in America (in netto calo) è caucasica, ed è normale che ci siano, ancora nel 2021, delle discriminazioni. Ma prodotti come questo possono aiutarci a fare quel salto in avanti che manca, anche se l’autore è molto poco vicino a Martin Luther King e più vicino alle Pantere Nere come approccio filosofico.
Detto questo, quando si parla di sport, di ispirazione, di sogno americano, di rivincita, il serial gira alla grandissima, perché il ragazzo non solo ha talento come giocatore, ma anche come autore. Alcune scene sono davvero difficili da subire, in una adolescenza vissuta tra discriminazione e ingiustizie. Bisogna mettersi dalla parte dell’autore. Non è stato facile avere successo, quando la competizione è truccata. Ma….lo è stata infine? Il successo è stato raggiunto, la carriera anche, c’è anche un serial su Netflix che parla di lui. Venga qua in Italia ad avere talento. Si ritroverà, se va bene, a fare il Rider per Just Eat. Direi che più di così…Quello che disturba del ragazzo è la faccia da “io so tutto, voi siete dei nemici”. La sua presunzione, la sua falsa modestia. Da Vedere comunque? Si.
Schiverei, come sempre, film e serial italiani fossi in voi. Per la vostra stessa salute mentale. Vale anche per la musica contemporanea. Leggete un libro, ascoltate Bach, ma evitate tutto ciò che il mainstream italiano propone. Buona Visione.
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