“Food for profit”, il documentario che svela il lato oscuro dell’industria della carne, sta diventando un piccolo grande successo cinematografico al botteghino. In poco più di un mese di proiezioni la pellicola indipendente – prodotta da Mescalito Film e realizzata da Giulia Innocenzi e Paolo D’Ambrosi – ha già incassato quasi 300mila euro (dato Cinetel aggiornato al 3 aprile) piazzandosi quasi quotidianamente nella top ten dei film più visti in Italia.
Un piccolo documentario d’inchiesta costato qualche migliaio di euro si contende il pubblico con pellicole costate svariati milioni. Si tratta di un risultato sorprendente e di un caso da analizzare con attenzione da parte degli addetti ai lavori del settore cinema.
Nella giornata del 3 aprile, per dare un’idea, “Food for profit” ha totalizzato circa lo stesso numero di spettatori del film premio Oscar “La zona d’interesse” e di “May December”, drama con due star mondiali del calibro di Julianne Moore e Natalie Portman.
“Food for profit” svela le connessioni tra allevamenti intensivi, lobby degli allevatori e istituzioni politiche, mettendo in luce – anche attraverso infiltrati con telecamera nascosta – come i soldi della Politica agricola comune vengano destinati in molti casi ad aziende che maltrattano gli animali, inquinano l’ambiente e rappresentano un pericolo per future pandemie.
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