Chiara Ferragni è indagata per truffa aggravata dalla minorata difesa. Si tratta del caso ormai noto a tutti del pandoro ‘Pink Christmas’ prodotto dall’azienda piemontese Balocco. L’iscrizione è stata decisa dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Indagata anche Alessandra Balocco sempre per truffa aggravata. Questa mattina 8 gennaio la notizia della modifica della prospettiva accusatoria: la Guardia di Finanza ha depositato in Procura la prima informativa nell’ambito dell’inchiesta sul pandoro firmato Chiara Ferragni e prodotto da Balocco.
La Guardia di Finanza di Milano ha acquisito documenti nella sede della Balocco a Cuneo. Secondo quanto riporta l’Ansa, per via di una serie di email valorizzate nelle carte acquisite negli uffici dell’Antitrust, l’ipotesi di reato, ancora da formulare, potrebbe essere non più frode in commercio bensì truffa.
Stamani gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno depositato una prima annotazione, a cui seguirà anche una serie di allegati, al procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Un’informativa che riguarda il caso del pandoro, vicenda che ha già portato ad una maxi multa per l’imprenditrice e per l’azienda di Cuneo, che ha sfornato il dolce natalizio “Pink Christmas”, per pubblicità ingannevole in materia di beneficienza.
Nelle ultime ore gli inquirenti milanesi hanno valutato proprio le note della Gdf che valorizzano, in particolare, alcune email già acquisite dall’Autorità garante della concorrenza, che sono state scambiate per programmare la campagna di promozione del pandoro. L’iscrizione nel registro degli indagati è arrivata non solo per Ferragni ma anche per Alessandra Balocco presidente e amministratore delegato della Balocco Spa.
Da quanto si è saputo, nell’inchiesta si dovranno valutare i temi del presunto profitto illecito e del danno, in questo caso ai consumatori, elementi necessari per configurare l’ipotesi di truffa. Ipotesi non semplice da contestare, ma su cui inquirenti e investigatori stanno lavorando.
L’ipotesi su cui lavora la procura, insieme al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, è quella prevista della “minorata difesa”. Una formula tecnica che considera il consumatore che ha acquistato il pandoro in una posizione di “minore difesa” rispetto al venditore per aver ricevuto il messaggio ingannevole per via telematica, cioè attraverso le piattaforme social utilizzate dalla influencer da milioni di follower. Ora Chiara Ferragni, come Alessandra Balocco e altri manager delle aziende che hanno curato l’operazione, verranno sentite a breve dal pm Fusco per fornire la loro versione dei fatti e permettere di agli investigatori di ricostruire l’esatta genesi del contratto.
La risposta dell’influencer
“Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso. Ho piena fiducia nell’attività della magistratura e con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile”, si legge in una nota dell’imprenditrice. “Sono profondamente turbata per la strumentalizzazione che una parte dei media sta realizzando, anche diffondendo notizie oggettivamente non rispondenti al vero”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it