Dopo le polemiche su Beppe Grillo eccole arrivare anche per Roberto Benigni. Circostanza simile e soggetto diverso: le critiche sollevate anche questa volta, infatti, ruotano intorno al nuovo format antologico di Carlo Freccero ideato per raccontare alcuni personaggi noti del cinema e della tv.
Se i 30 mila euro di diritti che la Rai avrebbe dovuto sborsare per il garante del Movimento 5 stelle dopo la puntata di “C’è Grillo” aveva fatto discutere, figuriamoci la richiesta da parte di Benigni di 200 mila euro per la messa in onda di “C’è Benigni” nella serata di lunedì 4 febbraio.
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, infatti, l’attore avrebbe chiesto un compenso decisamente esoso per le tasche dell’azienda pubblica per la puntata che Rai 2 gli ha dedicato.
Stando alle informazioni contenute nell’articolo di Gianluca Roselli pubblicato sul quotidiano diretto da Marco Travaglio, la puntata di “C’è Benigni” sarebbe finora la più costosa per la Rai; molto di più, almeno, di quanto l’azienda ha invece versato per i diritti relativamente alle altre puntate del format che hanno visto protagonisti Adriano Celentano e il comico Beppe Grillo.
La richiesta di Benigni sarebbe giunta tramite il suo manager Lucio Presta.
Con la Rai si sarebbe quindi aperta una trattativa e si sarebbe giunti ad un accordo tra i 100 mila e i 150 mila euro; certo, a fronte della richiesta dell’attore di 200 mila euro la Rai è riuscita ad ottenere uno “sconto”, ma rimane comunque un compenso alto se si considera che sono andate in onda solo immagini di repertorio.
Ma perché una richiesta tanto esosa? A spiegarlo è sempre il Fatto Quotidiano, la cui spiegazione è relativa all’acquisto, da parte di Benigni, dei diritti d’immagine di tutte le sue performance televisive (comprese quelle realizzate e trasmesse per la Rai). Tale acquisto è stato fatto tramite la società di cui Benigni è proprietario con la moglie Nicoletta Braschi, la Melampo cinematografica.
Leggi l'articolo originale su TPI.it