Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » Spettacoli

Achille Lauro: “Vengo dalla periferia violenta e da una famiglia complessa”

Di Anton Filippo Ferrari
Pubblicato il 12 Nov. 2023 alle 14:11

Achille Lauro, nome d’arte di Lauro De Marinis, ha presentato il suo nuovo singolo “Stupidi ragazzi”. “Il pezzo fa una riflessione su esperienze autobiografiche – ha raccontato al Corriere della Sera -. È una ballad intima che ha una visione dell’amore cinica e personale. Ciò non vuol dire che io non creda nell’amore e non lo idealizzi, ma è difficile, ci vuole molto impegno”.

Achille Lauro ha voglia di un amore maturo: “Io credo nell’amore maturo. L’amore non è l’attrazione iniziale che può capitare tutti i giorni, ma sono due persone che vogliono costruire qualcosa. Stare insieme non è semplice: si cresce, si cambia e non è detto che se stai 10 anni con una persona rimanga la stessa che hai conosciuto”.

Ora Achille Lauro è felice, si sente libero, e professionalmente “ho fatto un percorso pazzesco. Ogni disco è una fase diversa, ho fatto 5 Sanremo, un tour con orchestra. A 33 anni ho difficoltà a trovare quel che non ho fatto”. Poi ancora: “Io ho cercato di portare sul palco la mia anima. Se sono stato percepito come uno stendardo di libertà, fluidità, essere chi si vuol essere, ne sono contento. Ma non mi sono mai proclamato paladino di qualcosa, ho fatto quel che sentivo”.

A Sanremo dice basta ma Achille Lauro sarà presente a “Una nessuna centomila”, una kermesse musicale dove il tema della violenza sulle donne è centrale: “Mi sta a cuore il tema della violenza in generale, cerco di prendere parte alle cause giuste. L’anno scorso ho realizzato un progetto stupendo andando a parlare nelle scuole e concludendo con un discorso all’Onu. Ma faccio anche cose che nessuno sa nel sociale, è il mio modo di dare”.

Rispetto a tanti altri giovani Achille Lauro si sente fortunato “perché scrivere è anche conoscersi e curarsi. Se non avessi scritto non so che farei oggi, c’era qualunque rischio. Vengo da una situazione familiare complessa, dalla periferia violenta. Ero un turbolento minorenne e scrivere è stata una specie di terapia. In Italia c’è un pregiudizio: si pensa che un artista sia esibizionista, anziché capire che c’è un pensiero dietro”.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Exit mobile version